Recentemente diffuso nelle sale, il film Top Gun: Maverick ha suscitato clamore per l’impiego di tecnologie di intelligenza artificiale che hanno permesso di clonare la voce di Val Kilmer: costui, proprio come nell’originale Top Gun del 1986, interpreta il pilota Iceman, rivale di Maverick/Tom Cruise. L’espediente è stato necessario per scritturarlo ancora una volta nello spettacolare sequel diretto da Joseph Kosinski. L’attore statunitense, infatti, qualche anno fa si era dovuto sottoporre a tracheotomia. La AI in questione, sviluppata dalla britannica Sonantic, si è basata su registrazioni tratte dai film in cui Kilmer aveva recitato in passato. Rispetto a quella di Tony Scott (alla memoria del quale Top Gun: Maverick è dedicato), la regia di Kosinski ha potuto contare su decenni di evoluzione anche per quanto riguarda gli strumenti di ripresa, che sono nel frattempo divenuti digitali e più versatili, aspetto nodale per quelli installati nella carlinga degli aerei. A tal proposito, la testata Y.M.Cinema ha svelato curiosi retroscena sulle cineprese Sony Venice impiegate on-board e del loro downgrade di standard rispetto alle omologhe dedicate alle riprese “normali”: se queste ultime acquisivano in RAW con codec X-OCN 6K, le prime operavano in 4K. Il motivo? Una risoluzione superiore avrebbe richiesto unità di registrazione separate per le quali, però, non c’era spazio nell’angusta carlinga dei caccia. Sempre per ragioni di posizionamento, il modulo ottica-sensore delle Venice on-board è stato separato dal corpo macchina grazie a un accessorio denominato Rialto Camera Extension System (sopra a destra), che consente di distanziarlo fino a circa 46cm senza perdite qualitative. Quanto al risultato finale, secondo Y.M. Cinema è davvero difficile che gli spettatori notino la differenza anche nelle proiezioni in alta risoluzione con sistema IMAX. Le Venice on-board, anche quattro per ogni jet per fornire altrettanti punti di vista, erano equipaggiate a seconda dei casi con ottiche Voigtlander, Zeiss Loxia e Sony G.