La conferenza a porte chiuse alla quale abbiamo partecipato qualche settimana fa è di quelle che non annoiano… L’oggetto presentato è un unicum che solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile. Ma Sony continua ad alzare l’asticella e dopo il G Master FE 28-70mm F2, fresco vincitore del premio TIPA come miglior zoom standard (da noi provato qui), ha pensato bene di replicare nel segno dell’alta luminosità, declinata questa volta verso le focali lunghe. Il “mostro” dedicato al ritratto si chiama Sony FE 50-50mm F2 GM e costa la bellezza di 4.400 euro: una quotazione che lo indirizza a un pubblico di professionisti della moda, del ritratto, della cerimonia. Non escludiamo che i fotoamatori più appassionati (e abbienti) vorranno premiarsi con un obiettivo senza mezzi termini eccezionale.
Indice dei contenuti
Perché non un 70-200mm?
Lo zoom della famiglia G Master di cui vi raccontiamo è un 50-150mm f/2: secondo logica il complemento ideale del 28-70mm sarebbe stato un 70-200mm, ma ci sono ragionamenti sensati dietro la scelta di una gamma di focali più corta. Il primo è di natura geometrica: il diametro della lente frontale è grossomodo determinato dalla lunghezza focale divisa per la luminosità. Non a caso, quella del nuovo zoom è di circa 75mm, ossia 150/2. E questo porta a un diametro complessivo dell’obiettivo di ben 102,8mm, con passo filtri da 95mm. E non tiriamo ancora in ballo il peso che, sebbene relativamente bassissimo, fa segnare 1.340 grammi.
Appare chiaro che un 70-200mm f/2 avrebbe dimensioni esagerate: lente frontale da 100mm, con probabile passo filtri da 112mm, diametro di almeno 120mm e peso che certamente svetterebbe oltre il chilo e mezzo. Insomma, un oggetto che perderebbe la maneggevolezza che un 70-200mm deve avere, essendo uno zoom che normalmente si usa a mano libera nel reportage, a bordo campo, nei palazzetti dello sport…
Obiettivo: ritratto
Sony ha quindi pensato di concentrarsi sul ritratto con uno zoom che copre tutte le focali utili a questo genere, dal 50mm – per immagini a figura intera o mezzo busto con un buon grado di ambientazione – al 150mm per primi piani stretti con accentuato schiacciamento prospettico e spiccato isolamento del soggetto. Disporre di un f/2 anziché di un f/2,8 consente di gestire ancora più finemente lo sfocato, raggiungendo uno stacco dei piani sconosciuto a qualsiasi zoom con focali simili. Non stiamo dicendo che con il 50-150mm f/2 si raggiunge il massimo in tal senso: ci sono focali fisse ancora più luminose, basti citare il Sony FE 85mm F1.4 GM II (per tacere di mediotele con aperture ancora maggiori prodotti da alcuni concorrenti). Ma è la prima volta che in ambito full frame autofocus viene proposto uno zoom con focali lunghe e luminosità f/2 costante.
In mano
Senza troppi giri di parole, il nuovo zoom Sony è grosso: ha forme e proporzioni che non lo fanno somigliare ad altre ottiche della Casa, essendo più largo del Sony FE 70-200mm f/2,8 GM II, ma più corto e snello del GM 300mm f/2,8. I numeri chiariscono tutto: lungo 200mm e, come detto, largo 102,8mm, pesa 1.340 grammi senza il piedino removibile per la connessione al treppiedi (il 70-200mm pesa 1.045g).
La zoomata è interna, quindi l’obiettivo non cambia dimensioni, ma lo spostamento delle lenti è cospicuo e comporta una variazione del baricentro che, non molto intuitivamente, va in avanti alla focale minima. Niente di percettibile nell’uso a mano libera che, anzi, è particolarmente agevole. Il rapporto tra volume e peso, infatti, è molto alto e questo facilita la gestione di comandi e ghiere.
Notevole quella dello zoom, che con pochi gradi di rotazione e con la giusta fluidità passa da un estremo all’altro. Ineccepibile quella della messa a fuoco, posta in posizione avanzata, che può essere regolata in modo da attivare al tocco la messa a fuoco manuale. Tra le due ghiere principali, ben tre pulsanti personalizzabili e i classici cursori per la gestione della messa a fuoco.
Più vicino alla fotocamera, invece, l’anello dei diaframmi, che può essere lasciato su A cedendo alla fotocamera il compito di gestire le aperture. Queste, mettendo mano all’ottica, sono gestibili a passi di 1/3 di stop, anche senza click per le riprese video (il cursore de-click è in posizione defilata, vicino all’innesto).

Un’ampia zona del barilotto è occupata dall’anello rotante (con pomello di serraggio) al quale si fissa il piedino per il “cavalletto”: non è la soluzione che preferiamo, sia perché il relativo nottolino richiede una coppia di serraggio notevole per azzerare il gioco (e alla lunga potrebbe diventare lasco), sia perché, una volta rimosso, lascia scoperto l’innesto che ha spigoli non proprio confortevoli per l’appoggio della mano sinistra.

Parliamo di sfumature, essendo la struttura, un mix di leghe metalliche e materiali sintetici, uno dei pregi dell’obiettivo: le finiture sono di alto livello e Sony garantisce anche una notevole resistenza alle intemperie. Di serie troviamo una custodia morbida e il paraluce che dispone di uno sportellino scorrevole, non amovibile, per il controllo di filtri orientabili.
Sotto la candida pelle
Lo schema ottico è di quelli che fanno impressione: è composto da 19 lenti in 17 gruppi e ben 9 elementi sono “speciali”. Troviamo 2 lenti Super ED (extra low dispersion), 3 ED, 2 asferiche, 2 XA (extreme aspherical). Inoltre un numero non specificato di lenti è dotato di sistema antiriflessi Nano AR Coating II, mentre quella frontale è trattata per repellere grasso e sporco.
La struttura ottica prevede elementi molto prossimi alla flangia di innesto, per cui è impossibile montare i moltiplicatori di focale 1,4x e 2x.
Sony dichiara di aver calibrato la correzione dell’aberrazione sferica per ottenere un buon compromesso tra risoluzione e bokeh, tanto avanti quanto dietro il piano di messa a fuoco. Il discorso vale non solo a tutta apertura, ma anche ai diaframmi medi dove la costruzione dell’iride a 11 lamelle promette una resa morbida con punti fuori fuoco dalla naturale conformazione circolare. Anticipiamo i risultati del test confermando quanto dichiarato dalla Casa, ma va notata anche la spiccata conformazione a mandorla (altresì detta a occhi di gatto) dei punti luminosi sfocati posti ai bordi alle maggiori aperture.
Ben quattro motori di messa a fuoco
Sebbene lo schema ottico sia studiato per ridurre e alleggerire ove possibile diametro e peso delle lenti, resta il fatto che abbiamo a che fare con un 50-150mm f/2, banale constatazione che ha indotto Sony a installare ben quattro motori lineari per azionare adeguatamente due distinti gruppi di lenti. Questo ha lo scopo di accelerare le operazioni, di ridurre il focus breathing e di mantenere per quanto possibile elevate le prestazioni ottiche anche alle brevi distanze.
Per quanto riguarda la rapidità, basti sapere che l’AF è in grado di tenere il passo della A9 Mark III fino a 120 fotogrammi al secondo e che il tracking è possibile anche durante la zoomata (sia in foto che in video).
A proposito di close-up, il nuovo zoom scende fino a 0,4 metri a 50mm e a 0,74m a 150mm, raggiungendo quindi un rapporto di riproduzione 1:5. Niente di speciale, insomma, ma tutto non si può avere…
Scheda tecnica Sony FE 50-150mm F2 GM
- Prezzo 4.400 euro
- Apertura massima f/2
- Apertura minima f/22
- Schema ottico 19 lenti in 17 gruppi
- Angolo di campo (full frame) 46,8°-16,4°
- Angolo di campo (APS-C) 31,7°-10,8°
- Minima distanza di messa a fuoco 0,4-0,74m
- Rapporto di riproduzione 1:5
- Lamelle del diaframma 11
- Diametro filtri 95mm
- Paraluce in dotazione, a cilindro
- Dimensioni diametro 102,8mm, lunghezza 200mm
- Peso 1.340g (senza attacco per il treppiedi)
- Innesti disponibili Sony E
- Importatore sony.it
La nitidezza a 50mm
Non andiamo lontano dal vero se diciamo che questo zoom equivale alle migliori ottiche fisse. La nitidezza da 50mm a oltre 100mm è eccellente anche a tutta apertura. La chiusura del diaframma apporta minimi benefici, quindi la scelta dell’apertura è legata solo a questioni di profondità di campo o di esposizione. La diffrazione inizia a scorgersi a f/8.
50mm al centro
50mm ai bordi
La nitidezza a 150mm
Solo alla focale massima i più pignoli riscontreranno un lieve calo di contrasto e risoluzione a tutta apertura, cosa che ci fa preferire f/2,8 e f/4 nel caso di riprese di paesaggio. D’altro canto, come vedete nell’esempio realizzato a 82mm (subito dopo le sequenze a 150mm), anche in riprese all’infinito la profondità di campo è talmente breve che soggetti a qualche decina di metri appaiono leggermente sfocati. Quindi, salvo ricercare volutamente un effetto quinta, chiudere di un paio di stop porta solo vantaggi.
150mm al centro
150mm ai bordi
Un esempio a 82mm f/2
Le aberrazioni cromatiche laterali
Se la focale 150mm è la più “debole” dal punto di vista della risoluzione, d’altro canto è quella meno afflitta dalle aberrazioni cromatiche laterali che invece troviamo alla focale minima. Apprezzabilmente Sony ha lasciato tutte le correzioni digitali in camera disattivabili relativamente al JPG (aberrazioni cromatiche laterali, caduta di luce ai bordi e distorsione) e questo ci consente di mostrarvi la reale pasta di quest’ottica analizzando i file compressi.
Ma se importiamo il file RAW in ACR di Photoshop le aberrazioni cromatiche vengono corrette automaticamente perché la A7R 5 con cui abbiamo eseguito il test vi associa di default tali informazioni. Restano quindi da correggere manualmente solo distorsione e caduta di luce ai bordi, in attesa che il profilo del GM FE 50-150mm F2 venga ricevuto da Adobe.
Tutto questo per dire che le aberrazioni cromatiche laterali sono un “problema” solo per chi scatta esclusivamente in JPG e decide di disattivare la relativa correzione.
Aberrazioni assiali
Le aberrazioni cromatiche assiali sono lievi e riscontrabili lungo tutta l’escursione focale: si manifestano con un leggero slittamento verso il verde nei piani posteriori e verso il magenta in quelli anteriori. Lo zoom in prova non è quindi un apocromatico puro, ma ci si avvicina.
Come va nel close-up
La nitidezza alle brevissime distanze di messa a fuoco cala soprattutto ai bordi nonostante la complessa architettura a lenti flottanti. Soprattutto a f/2 si ottiene un effetto sognante che può tornare utile in certi scatti di still life in luce naturale. Se però si cerca una resa più omogenea e realistica è necessario chiudere ad almeno f/5,6.
Il bokeh
Le immagini del precedente banco di prova hanno dato un assaggio di quello che questo 50-150mm può dare in termini di resa dello sfocato. Pensiamo sia lo zoom più adatto al ritratto passato finora per la nostra redazione. Lo preferiamo addirittura al mediotele a focale fissa Sony FE 85mm F1.4 GM II che aveva messo in luce una resa “ad anelli” un po’ troppo accentuata a causa di un’enfasi data alla risoluzione. In questo caso il fenomeno è ridottissimo e prevale la morbidezza dello sfocato, un aspetto che permane anche ai diaframmi intermedi.
Se poi a tutta apertura, complice anche la marcata caduta di luce ai bordi che possiamo decidere di non correggere, l’effetto cornice è evidente e suggestivo, ai diaframmi medi, pur perdendo lo stacco dei piani offerto dal diaframma f/2 si ottiene una resa più equilibrata, con punti fuori fuoco ancora di buone dimensioni e soprattutto circolari. Si noti infatti che a tutta apertura l’effetto mandorla o occhi di gatto è piuttosto accentuato. A noi non dispiace, ma c’è chi lo trova troppo protagonista. Per evitare questo fenomeno anche a tutta apertura lo zoom avrebbe dovuto avere un diametro ancora maggiore: una scelta che ha adottato Nikon per il suo Z 135mm f/1,8 Plena, che è infatti molto voluminoso in relazione a focale e luminosità.
Il controluce
Abbiamo faticato a innescare flare evidenti e ci siamo riusciti soprattutto alla focale più corta: forse anche a causa del fatto che molte lenti si spostano in avanti a 50mm, venendo investite direttamente dalla luce incidente, i riflessi interni appaiono in modo chiaro se non si scherma la lente frontale. Molto meno problematiche le focali più lunghe.
La caduta di luce ai bordi e la distorsione
È forse il “difetto” più evidente di questo zoom: posto che l’oscuramento degli angoli può tornare utile nel ritratto per concentrare l’attenzione sul soggetto, se non è questo l’effetto ricercato a tutta apertura e a f/2,8 è necessario rischiarare gli angoli (per ora manualmente in ACR sui RAW o automaticamente in camera sui JPG). Le conseguenze di questa azione possono però ritrovarsi sulle tinte piatte, dove un po’ di rumore diviene percettibile.
A 50mm, l’oscuramento degli angoli è di 1,7 EV a f/2, di 0,9 a f/2,8 e di 0,55 a f/4. A 150mm si parte da -1,85 EV a f/2, si scende a 1 EV a f/2,8 e si arriva a -0,55 a f/4. A f/5,6 la caduta di luce è irrilevante a qualsiasi focale.
Altra “aberrazione” che si può decidere di non correggere (anche se non ne vediamo il motivo) è la distorsione, sì visibile ma non devastante. Assume una moderata conformazione a barilotto a 50mm, si annulla intorno a 70mm per poi divenire a cuscinetto alle focali più lunghe.
Il focus breathing
Buone notizie per i videomaker: si può dire che il focus breathing sia irrilevante, al punto da rendere superflue eventuali correzioni in post-produzione. Fluida e naturale la transizione del fuoco sui vari piani. Qui sotto, una breve sequenza a circa 100mm f/11.
Sony FE 50-150mm F2 GM: il verdetto
Pur non avendo avuto a disposizione il nuovo Sony FE 50-150mm F2 GM abbastanza a lungo da realizzare un’ampia galleria di immagini esemplificative, i banchi di prova per i quali è passato ci consentono di arrivare a un giudizio molto ben delineato. È un obiettivo molto versatile, che può valicare i pur ampi confini del genere ritratto, per esprimersi nella moda o nello sport indoor così come nel paesaggio.
La risoluzione è sovrabbondante, salvo un lievissimo calo alla focale massima e a tutta apertura (cosa che a qualcuno potrebbe non dispiacere). Le aberrazioni cromatiche laterali alle focali più corte ci sono, ma non ha senso non correggerle in JPG e sono corrette automaticamente in RAW. Casomai è la caduta di luce ai bordi a f/2 che, se compensata integralmente, può innescare un po’ di rumore, mentre il controluce può creare problemi solo alle focali più corte e mettendocisi di grande impegno…
Ciò che più ci ha convinti è la “pasta” delle immagini, con un equilibrio tra nitidezza dei piani a fuoco e morbidezza di quelli sfocati che raramente abbiamo riscontrato anche in ottiche fisse specifiche per il ritratto.
La struttura è tutto sommato senza macchia, ma non ci aspettavamo niente di meno da un obiettivo della famiglia G Master. Ci lascia l’amaro in bocca il prezzo, previsto di 4.400 euro con vendite a partire da giugno: in un periodo in cui Sony sembra aver ridotto la pressione sui fotografi, con ottiche caratterizzate da un rapporto prezzo prestazioni accettabile, questo zoom appare oltremodo costoso e quindi esclusivo.
Sony FE 50-150mm F2 GM: Pro e Contro
- Ergonomia e costruzione
- Nitidezza eccellente a tutto campo anche a tutta apertura (ottima a 150mm)
- Buona resistenza al controluce, sorpattutto alle focali più lunghe
- Bokeh eccellente
- Focus breathing praticamente assente
- Autofocus rapidissimo e silenzioso
- Struttura robusta e impermeabile
- Ergonomia razionale
- Caduta di luce ai bordi a f/2
- Aberrazioni cromatiche laterali alle focali più corte
- Nitidezza ai bordi alle brevi distanze
- Prezzo esclusivo
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