Il fiorrancino è un passeriforme dal peso di cinque grammi o giù di lì. Lungo appena nove centimetri, si fa notare per la stria brillante simile a una piccola fiamma che tinge di arancio o giallo intenso il vertice del suo capo. Estremamente vivace, come la maggior parte degli uccelli di piccole dimensioni, questo volatile dà filo da torcere ai fotografi appassionati di avifauna selvatica, che accettano di buon grado la sfida di riuscire a “congelarlo” nel bel mezzo della sua routine irrequieta. La rapidità dei suoi movimenti richiede tempi di esposizione molto brevi, e il suo habitat ideale è spesso un intrico di rami che sfidano i sistemi di messa a fuoco più moderni.
Il 22 aprile 2023 Gian Luca Tognon ha fotografato un esemplare di fiorrancino sul Monte Baldo (VR) approfittando di un capanno fotografico allestito da un amico. La struttura, dotata di reti frontali per garantire una buona mimetizzazione, ha consentito all’autore di ridurre la distanza dal soggetto e di cogliere dettagli del piumaggio e della morfologia dell’uccellino altrimenti impercettibili.
- reflex full frame Canon Eos-1D X Mark III
- Canon EF 400mm f/2.8L IS USM
- Moltiplicatore di focale Canon extender EF 1.4x III
- 1/2000sec
- f/8
- 2500
- Testa gimbal Benro (su asse con vite)
Fotografare con il teleconverter: pro e contro
Quando si parla di moltiplicatori di focale le opinioni dei fotografi possono essere molto divergenti. Per chi pratica la fotografia naturalistica uno strumento che consente di aumentare la lunghezza focale effettiva di un obiettivo può sembrare una vera e propria manna dal cielo, perché riduce la necessità di avvicinarsi fisicamente al soggetto rischiando di metterlo in fuga. Ad esempio, l’innesto di un extender 1.4x su un Canon EF 400mm ha “trasformato” l’obiettivo di Gian Luca in un 560mm.
Tuttavia, è bene prendere in considerazione il rovescio della medaglia e valutare gli svantaggi connessi all’impiego di questo ammaliante accessorio, che si offre come vantaggiosa alternativa all’acquisto di ben più onerosi supertele. Il moltiplicatore di focale (o teleconverter) provoca, infatti, una riduzione della luminosità dell’obiettivo pari a uno stop di diaframma nel caso del moltiplicatore 1,4x e a ben due stop nel caso del 2x. Ciò vuol dire che montando un teleconverter 1,4x su un obiettivo f/2,8, ad esempio, la massima apertura disponibile corrisponderà a f/4, mentre innestando un 2x si ridurrà a f/5,6.
Due fotografie pubblicate su canon.it per mostrare l’effetto del moltiplicatore di focale. Nello specifico il secondo scatto mostra l’effetto dell’aggiunta di un Canon extender RF 2x a un obiettivo Canon RF 600mm F/11 IS STM .
Perdita di nitidezza: teleconverter o crop?
Un altro inconveniente può consistere nella perdita di nitidezza dell’immagine, dovuta all’introduzione di ulteriori elementi ottici allo schema originario. Questo fenomeno, però, è assai ridotto quando ad obiettivi a focale fissa e di elevata qualità vengono applicati moltiplicatori di pari livello e, possibilmente, della stessa marca. Al contrario, quando a uno zoom di modesta levatura si applica un moltiplicatore economico è probabile che si ottengano immagini con nitidezza e contrasto piuttosto contenuti, al punto da indurre qualcuno a ritenere preferibile il ritaglio di uno scatto realizzato senza moltiplicatore a una fotografia ottenuta con l’ausilio del teleconverter.
Moltiplicatori di focale: problemi di messa a fuoco automatica
Alla lista dei problemi si aggiungono eventuali rallentamenti del sistema autofocus, nonché riduzioni dei punti di messa a fuoco disponibili, a seconda dei modelli di teleconverter e di fotocamere sui quali essi vengono montati. Questo fenomeno è particolarmente evidente con le reflex, mentre con le mirrorless di ultima generazione può essere considerato risolto. L’abbinata utilizzata da Gian Luca, sebbene basata su una reflex, è comunque immune dal problema perché la fotocamera ha un sistema AF molto sensibile e l’ottica utilizzata, un 400mm f/2,8, è estremamente luminosa. Qui sotto, un altro spettacolare scatto eseguito con tale obiettivo, ma innestato su una mirrorless Eos R6 tramite anello adattatore.
Teleconverter nella fotografia naturalistica: ottimizzare la resa
Gian Luca Tognon ha spesso a che fare con soggetti in rapido movimento come gli uccelli, che rendono necessari tempi di scatto estremamente veloci, incompatibili con diaframmi molto chiusi. Per questo motivo il fotografo fa un uso decisamente moderato del teleconverter, valutando preventivamente le condizioni di ripresa e montando l’accessorio solo su ottiche di buona qualità. Non a caso le ottime fotografie pubblicata in questo articolo sono state realizzate con un obiettivo professionale corredato con un moltiplicatore di focale dedicato e di ultima generazione.
Per confezionare lo scatto al fiorrancino, in particolare, Gian Luca ha saputo attendere e cogliere al volo un raro momento di stasi del soggetto, del quale riusciamo a leggere molti dettagli, compresa la lingua dalle dimensioni estremamente ridotte.
Qui sotto, altre due immagini realizzate con l’accoppiata 400mm f/2,8 + 1,4x, su diverse mirrorless.
Gian Luca Tognon: fotografo in rapida evoluzione
Gian Luca Tognon, classe 1970, è un fotografo della provincia di Padova. Da sempre incuriosito dalla fotografia, ha acquistato la prima reflex solo nel 2020, complice l’isolamento forzato conseguente all’epidemia di coronavirus. Buttatosi a capofitto nello studio della tecnica fotografica di base attraverso la consultazione di libri specialistici e la frequentazione di siti internet e gruppi sul web, Gian Luca ha imparato a osservare con attenzione le immagini prodotte da fotografi più esperti e a chiedere loro consigli utili a migliorare.
Dopo la full-immersion conoscitiva ha acquistato la sua prima fotocamera reflex APS-C, ossia una Canon Eos 90D. La sua passione per la natura lo ha indotto a sperimentare la fotografia di paesaggio, la macrofotografia e, soprattutto, la fotografia naturalistica, con particolare interesse per l’avifauna. Gian Luca non si definisce un fotografo wildlife in senso stretto perché ritiene che questa definizione richieda un lungo percorso di conoscenza dei soggetti e dei loro comportamenti e di approccio alle uscite fotografiche. E di questo cammino, con notevole modestia, lui sente di aver percorso solo i primi passi. Certo è che la sua dedizione e la rapidità della sua evoluzione fotografica non hanno nulla da invidiare ai veterani della fotografia naturalistica.
E voi cosa pensate dell’utilizzo del teleconverter? Raccontateci le vostre esperienze nella finestra dei commenti in chiusura di questo articolo.