La meravigliosa biodiversità racchiusa in un tunicato lungo appena cinque centimetri ha conquistato la giuria della dodicesima edizione del premio internazionale di fotografia Hamdan International Photography Award (HIPA). Il concorso – istituito nel 2011 dallo Sceicco Hamdan bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Principe ereditario di Dubai – persegue il nobile intento di alimentare la cultura e accrescere la consapevolezza dell’arte fotografica tra la popolazione emiratina. “La professionalità araba nel settore fotografico – ha dichiarato il Segretario Generale Ali bin Thalith – ha raggiunto un alto livello di serietà e creatività. Il 40% dei vincitori di questa competizione è rappresentato da fotografi provenienti da Paesi arabi, che si stanno affermando sulla scena mondiale”.
Con più di 38.000 partecipanti e un montepremi da capogiro, che ha raggiunto i 450 mila dollari complessivi, l’HIPA 2023 ha mantenuto la sua classica struttura suddivisa in quattro categorie: General (Colour/Black and White), Portfolio e Digital Art, oltre a una categoria dedicata al tema principale della gara, che l’organizzazione ha scelto di identificare, quest’anno, con il concetto di Diversity (Diversità).
HIPA 2023: Diversity
Cos’è la Diversità? A Dubai, in seguito alla cerimonia di premiazione tenutasi il 16 novembre, abbiamo posto questa domanda ad alcuni dei fotografi vincitori presenti sul posto, abbracciando l’intento del concorso di stimolare un’importante riflessione su un concetto fondamentale e sfaccettato, che costituisce l’essenza della vita sul nostro Pianeta.
Le risposte dei nostri interlocutori sono racchiuse nel video pubblicato in apertura di questo stesso articolo.
Significativa, a nostro avviso, la presenza della categoria Digital Art, senza dubbio rappresentativa di uno dei modi di intendere la diversità e l’inclusività nell’ambito della fotografia contemporanea. Ce lo ha confermato il fotografo e graphic designer professionista Sulaiman Almawash (Kuwait), membro della giuria della dodicesima edizione dell’HIPA, puntualizzando che “Per praticare questa forma d’arte è necessario padroneggiare tecniche diverse da quelle puramente fotografiche: occorre saper scattare foto, utilizzare software di fotoritocco e intervenire consapevolmente sulla fusione dei soggetti, della luce e delle ombre in funzione del messaggio che si intende trasmettere”. “È fondamentale – ha concluso Almawash – che chiunque decida di candidare una propria opera nella categoria Digital Art disponga di tutti gli scatti impiegati per generare l’immagine finale e che tutte le fotografie utilizzate siano state scattate dal candidato stesso”.
La scelta di categorie eterogenee, dunque, unitamente alla partecipazione internazionale di importanti esponenti del settore fotografico e alla compresenza, sul podio, di fotografi provenienti da diversi Paesi del mondo hanno fatto sì che lo stesso concorso incarnasse al meglio il principio di Diversità. Ci sentiamo di definire tale principio ‘trascurato’ esclusivamente nella composizione della giuria, con quattro membri su cinque profondamente coinvolti nel campo della fotografia naturalistica.
Sulaiman Almawash (Kuwait)
Fotografo, designer e grafico professionista Sulaiman Almawash è stato uno dei primi artisti a pubblicare opere che combinano fotografia e tecnologia digitale in Medio Oriente.
Maurizio Tentarelli (Italia)
Membro del team editoriale di Oasis dal 2010, Maurizio Tentarelli scrive articoli incentrati sulle questioni ambientali, organizza eventi legati alla promozione dei temi della rivista ed è Segretario generale del concorso fotografico Oasis.
Tim Flach (Regno Unito)
Tim Flach è un rinomato fotografo naturalista, apprezzato per i suoi caratteristici ritratti di animali. Il suo lavoro si distingue per la capacità di stimolare riflessioni sul ruolo delle immagini nell’ambito della scienza e della conservazione.
Sophie Stafford (Stati Uniti)
Da sempre appassionata di fauna selvatica Sophie Stafford è una comunicatrice con oltre venticinque anni di esperienza editoriale, di cui più di dieci per la BBC Wildlife Magazine di Bristol.
Shem Compion (Sud Africa)
Shem Compion è un avventuriero fotografo naturalista, e costruttore di nascondigli fotografici. Le sue ampie conoscenze e intuizioni sul comportamento degli animali, unite alle sue capacità fotografiche, lo hanno reso una presenza molto ambita in occasione di convegni fotografici internazionali.
HIPA 2023: prevale la fotografia naturalistica
Innegabile la presenza massiccia della fotografia naturalistica e di paesaggio anche nella rosa dei vincitori dell’HIPA 2023, positivo indice di presa di coscienza dell’urgenza di salvaguardare i molteplici habitat della Terra e la biodiversità che li abita.
La fugace danza delle efemere di Imre Potyó vince nella categoria Diversity; il fiorente ecosistema documentato da Scott Portelli sotto la coltre ghiacciata dell’Antartide conquista la sezione Portfolio; il turbinio di gabbiani ripreso da Ravi Kanth Kurma si aggiudica la categoria General/Black and White; la nave rompighiaccio di Aleksandr Chehonin, incastonata nei gelidi paesaggi del Golfo di Finlandia, si piazza al primo posto nella categoria General/Colour.
E ancora, suggestive silhouette di volpi, giraffe e upupe, foreste montane devastate da incendi dirompenti, iene a caccia nel Parco Nazionale del Masai Mara e stormi di fenicotteri che sorvolano il Kuwait sono solo alcuni dei numerosissimi soggetti naturalistici che guadagnano in modo capillare gran parte delle posizioni vincitrici dell’edizione 2023 del concorso, conquistando il podio fino all’ambitissimo primo gradino del Grand Prize.
Il tunicato di Massimo Giorgetta vince l’HIPA 2023
Quando lo spot del teatro dell’Opera di Dubai ha messo fine alla snervante attesa del nome del vincitore assoluto dell’HIPA 2023 puntando dritto sul suo volto, il fotografo di Latina Massimo Giorgetta era incredulo, sorpreso e oltremodo emozionato. Con una macrofotografia subacquea scattata durante una sessione di black water nello Stretto di Lembeh, in Indonesia, Giorgetta si è aggiudicato un premio in denaro di ben 120 mila dollari, assegnatogli per aver rappresentato in pieno il tema dell’edizione di quest’anno.
“La fotografia di Giorgetta – ci ha raccontato il membro della giuria Maurizio Tentarelli, secondo giurato italiano nella storia di HIPA – è l’emblema della diversità per i colori che la caratterizzano, per la sorprendente varietà di organismi che vi compaiono e per la specifica preparazione tecnica che sta alla base dello scatto”.
Come ci si sente a essere uno dei cinque giurati dell’Hamdan International Photography Award?
È una soddisfazione incredibile, sono onorato di esser stato scelto come membro della giuria e sono molto orgoglioso di essere il secondo giurato italiano nella storia di HIPA.
Valutare tutte le immagini partecipanti è stato piacevole e allo stesso impegnativo per via del livello molto alto delle candidature, tanto che ho preferito guardare tutte le fotografie prendendo appunti per poi ricominciare assegnando i miei giudizi con maggiore consapevolezza.
Diresti che ci sono degli stili e delle tendenze culturali nella produzione di immagini fotografiche?
Assolutamente sì. Sia per questa competizione, sia nell’ambito del concorso Oasis mi è capitato di osservare foto provenienti da qualsiasi Paese e constatare che ci sono modi diversi di concepire progetti e di visualizzare immagini.
Ci fai un esempio?
Le fotografie prodotte in Asia e in estremo Oriente sono generalmente caratterizzate da tinte molto cariche e presentano colori enfatizzati anche nell’ambito del ritratto. I fotografi nordici sono più attratti dai paesaggi bucolici e dalle atmosfere nebbiose, mentre gli americani stanno nel mezzo.
La fotografia naturalistica è il tuo campo. Sulla base della tua esperienza, come valuti l’immagine di Massimo Giorgetta?
È fantastica, non avevo mai visto una foto del genere prima. Ci siamo confrontati tra giurati di fronte a questa foto e davvero siamo rimasti tutti a bocca aperta.
Nel caso di foto come quella di Giorgetta la descrizione del soggetto ripreso può essere importante per apprezzarne meglio il valore?
In un certo senso sì. Nella selezione iniziale, però, sarebbe impossibile soffermarsi su tutte le descrizioni: siamo nell’ordine di 500/600 foto per ciascuna categoria, dunque sarebbe un lavoro enorme. In un secondo momento, fatta la prima scrematura, la descrizione può diventare importante per approfondire, soddisfare qualsiasi curiosità e capire cosa si sta guardando.
La fotografia di Giorgetta è l’emblema della diversità per i colori che la caratterizzano, per la sorprendente varietà di organismi che vi compaiono e per la specifica preparazione tecnica che sta alla base dello scatto.
Perché Protected Lives ha vinto il Grand Prize dell'HIPA 2023?
Protected Lives (Vite protette, questo il titolo della fotografia vincitrice) ha il grande pregio di istruire l’osservatore in merito all’esistenza di un incredibile essere vivente sconosciuto ai più e ci daranno ragione i lettori giunti a questo punto dell’articolo senza la benché minima idea di cosa sia un tunicato.
Facilmente associabile a una medusa per via del suo aspetto gelatinoso, il tunicato è un organismo marino filtratore che viene considerato l’anello di congiunzione tra vertebrati e invertebrati. Un esemplare di tale creatura, di per sé affascinante e poco nota a chi non è addentro al mondo della biodiversità sottomarina, è stato registrato dalla fotocamera di Giorgetta in una condizione decisamente particolare.
Al momento dello scatto, infatti, il tunicato era “abitato” da un pesce scatola insieme a un’eccezionale moltitudine di gamberetti, granchi e altre creature marine allo stato larvale che lo stesso fotografo ha potuto apprezzare a pieno solo riguardando la sua immagine in un momento successivo all’immersione.
È una fotografia che sin da subito polarizza l’attenzione, che stimola istantaneamente la curiosità di chi guarda perché la lettura non si risolve immediatamente e che, con buona pace di chi non ama pazientare davanti a una fotografia naturalistica, va guardata a lungo perché se ne possa apprezzare a pieno il valore.
Leggi l'intervista con Massimo Giorgetta
HIPA 2023: tutti i vincitori di categoria
Imre Potyó (Ungheria) – 1° posto
Mohammed Al Bahar Rawasя (Oman) – 2° posto
Abdalla Albuqaish (Emirati Arabi Uniti) – 3° posto
Mohammed YousefяAl Kandari (Kuwait) – 4° posto
Mohammed Alqattan (Kuwait) – 5° posto
Wanhua Zhao (Cina) – 1° posto
Mahmoud Alkurd (Territorio Palestinese) – 2° posto
Hannelore Schneider (Germania) – 3° posto
Jawharah Saeed Alzahrani (Arabia Saudita) – 4° posto
Irina Petrova (Russia) – 5° posto
Scott Portelli (Australia) – 1° posto
Arif Hudaverdi Yaman (Turchia) – 2° posto
Brent Stirton (Stati Uniti) – 3° posto
Antonio Aragon Renuncio (Spagna) – 4° posto
Jasper Doest (Paesi Bassi) – 5° posto
Colour
Aleksandr Chehonin (Russia) – 1° posto
Bader Ali Hussain (Kuwait) – 2° posto
Hermis Valiyandiyil (India) – 3° posto
Black and White
Ravi Kanth Kurma (India) – 1° posto
Talib Abdullah Al Marri (Arabia Saudita) – 2° posto
Salim Sultan Al Hajri (Oman) – 3° posto
Premi Speciali dell'HIPA 2023
Nel corso della cerimonia di premiazione dell’HIPA 2023 sono stati assegnati tre premi speciali a fotografi ritenuti meritevoli di un riconoscimento per la loro professionalità e il loro impegno attivo nel mondo della fotografia. Il noto e apprezzatissimo fotografo naturalista Frans Lanting (Paesi Bassi) ha ricevuto il Photography Appreciation Award per la sua eccezionale e inesauribile produzione fotografica a sostegno del rispetto e della preservazione della fauna selvatica e dell’ambiente; il Photography Content Creator Award è stato assegnato a Margaret Steber (Stati Uniti), fotografa che ha lavorato per Newsweek e per l’Associated Press, membro della Fondazione Guggenheim, definita “visionaria”, nel 2013, dalla rivista National Geographic.
L’Emerging Person in Photography Award, invece, è stato assegnato alla fotografa emiratina Fatima AlMosa, in segno di apprezzamento per la sua radiosa presenza artistica attraverso una metodologia visiva che si basa sulla fotografia in bianco e nero, facendone un prezioso strumento per celebrare e commemorare la cultura e lo stile di vita delle generazioni passate, puntando sull’importanza dell’armonia e della coesistenza rispettosa.
“Per me – ha risposto AlMosa alla nostra domanda – la diversità coincide con la fotografia in bianco e nero, che reputo una sofisticata forma di fotografia Fine Art che viene dall’anima e che contiene e trasmette emozioni e sensazioni profonde. Siamo circondati da storie che possono ispirarci e il nostro compito è quello di trasmettere messaggi positivi, fondati sulla tolleranza e sul rispetto nei confronti d tutte le culture del mondo”.
Ti andrebbe di presentarti?
Sono Frans Lanting e sono qui a Dubai per ricevere un premio speciale dall’HIPA. Si tratta dell’Appreciation Award, ed è il riconoscimento di una vita di successi nel campo della fotografia. Sono davvero onorato di ricevere questo premio, perché HIPA è un’organizzazione importante che educa le persone alla fotografia, specialmente in Medio Oriente e in Asia. Guardandomi intorno in questa stanza vedo tanta diversità: un variegato gruppo di fotografi provenienti da diversi Paesi del mondo che fino a poco tempo fa non avrebbero avuto a disposizione una piattaforma attraverso la quale mostrare il loro lavoro e insegnare ai loro stessi connazionali che la fotografia è in grado di raccontare sia cose belle, sia cose a proposito delle quali è opportuno stimolare delle conversazioni.
Cos’è per te la Diversità?
Diversità per me significa avere diverse opinioni e diversi punti di vista, e allo stesso tempo mostrare la ricca biodiversità del nostro Pianeta. Quest’anno molti esempi di questa diversità si trovano tra i lavori dei vincitori, immagini che raccontano quanto è speciale il nostro Pianeta e quanto la fotografia rappresenti un medium unico per parlare delle meraviglie della Terra. Grazie al progresso tecnologico i fotografi di oggi possono fare cose che erano impensabili fino a dieci anni fa.
Com’è cambiato negli anni l’atteggiamento nei confronti della fotografia naturalistica?
Quando iniziai a praticare la fotografia naturalistica, tanti anni fa, si trattava una nicchia davvero ristretta ed erano pochissime le persone attente alla fauna selvatica. Oggi le cose sono cambiate considerevolmente: è aumentato l’interesse nei confronti della natura, nonché la predisposizione ad apprezzare l’unicità degli animali che popolano la Terra, e la fotografia si è confermata uno strumento unico nella condivisione di questo nuova attitudine. Ci sono tantissimi fotografi naturalisti attualmente attivi, migliaia di amatori e tantissime persone interessate a trasformare la loro passione in una vera e propria professione. L’HIPA 2023 è una prova tangibile di come il livello qualitativo della fotografia in generale e della fotografia naturalistica in particolare sia in netto miglioramento. I fotografi rappresentano un ponte fondamentale con il resto della società, con persone che devono essere coinvolte per far sì che cresca la consapevolezza che la natura non è solo bellezza da osservare e che la fotografia deve stimolare conversazioni capaci di generare cambiamenti nel modo in cui gli esseri umani interagiscono con la natura. Questo è l’obiettivo più importante.
All’atto pratico possiamo dire che alcuni di questi cambiamenti si sono già concretizzati?
Rispetto alla natura e al modo in cui interagiamo con essa si può essere pessimisti per via dei numerosi problemi che affliggono il mondo. Siamo tutti consapevoli dell’impatto drammatico del cambiamento climatico che sta alterando completamente gli equilibri della natura e della stessa società.
Guardando l’altra faccia della medaglia si assiste anche ad alcuni cambiamenti positivi e molte più persone, organizzazioni e governi stanno riqualificando gli habitat e ripristinando la fauna selvatica, la quale trae enormi benefici da queste procedure. C’è un aspetto più importante dell’altro? Non direi, credo sia necessario riconoscere i problemi ma senza diventare pessimisti rinunciando alla speranza di cambiare le cose in meglio.