Ibrida moderna con sensore APS-C da 40,2MP e capacità video fino all’8K/30p, la Fujifilm X-H2 è una tuttofare professionale proposta a 2.299 euro: rispetto alla più cara versione “S” con sensore stacked punta sulla risoluzione anziché sulla velocità, ma senza penalizzare oltremodo la ripresa ad alto tasso di dinamismo. Ecco alla prova dei fatti il modello più polivalente del sistema X di Fujifilm.
- Corpo tropicalizzato
- Ottima ergonomia
- Mirino eccellente
- Monitor tattile e orientabile
- Display di servizio sulla calotta
- Buona autonomia
- Connessioni complete
- Doppio slot per SD e CFexpress A
- Risoluzione record per una APS-C
- Video in 8K
- JPG ottimi per nitidezza e colore
- Gamma dinamica eccezionale in RAW
- Buona tenuta agli ISO medio-alti anche in JPG
- IBIS da 7EV solo a 35mm di focale
- Attivazione separata riconoscimento volti/occhi e tipologia di soggetto
- Posizione non ottimale del tasto drive nel dorso
- Ghiere tempi/diaframmi non cliccabili
- Slitta flash priva di contatti multifunzione
- Ventola opzionale costosa: circa 200 euro
Anziché realizzare un solo e costoso modello in grado di coniugare risoluzione e velocità, Fujifilm ha deciso di portare sul mercato due mirrorless APS-C esteticamente identiche, ma diverse per vocazione. Una è la più specialistica X-H2S con sensore stacked da 26MP e si rivolge agli appassionati di sport, caccia fotografica e fotografia d’azione in genere, l’altra è il modello in prova, la polivalente X-H2, che sacrifica parte dell’esuberante velocità operativa della X-H2S per puntare tutto sulla risoluzione. Con il suo CMOS da 40MP, la X-H2 segna quindi il nuovo record di “densità” tra le APS-C oggi sul mercato, scalzando dal gradino più alto del podio le Canon Eos 90D e Eos M6 Mark II. A farle compagnia da pochi giorni, la Fujifilm X-T5, di cui troverete prossimamente il test online. L’unità installata nella Fujifilm X-H2 è realizzata rispettando la tradizionale matrice X-Trans con filtro colore RGB ad alto indice di casualità e anche retroilluminata: la prima delle due caratteristiche consente di tenere a bada il moiré in presenza di elementi a trama fitta e regolare che capitano nelle zone di estinzione della risoluzione, mentre la tecnologia BSI, specie nel caso dei CMOS particolarmente densi, permette di mantenere sotto controllo il rumore alle alte sensibilità e di non sacrificare oltremodo la gamma dinamica. La X-H2 costa, solo corpo, 2.299 euro (circa 500 euro in meno della “S”), mentre a 2.799 euro è disponibile in kit con il Fujinon XF 16-80mm f/4 R OIS WR.
Le due schermate del Menù (completo e rapido) e quelle, separate, per l’attivazione del riconoscimento del volto e/o dell’occhio o la selezione di un soggetto diverso da quello umano (cani, gatti, uccelli, auto e moto, bici, treni e aerei).
Fuji X-H2: struttura e comandi
Nel test in due puntate della X-H2S abbiamo descritto dettagliatamente l’ergonomia (trovate qui sotto i collegamenti rapidi agli articoli). Pertanto anche per questa X-H2 valgono le stesse considerazioni fatte allora, che integriamo con qualche supplemento di analisi. Innanzitutto, ancorché riconfigurabile (73 in tutto le funzioni tra cui pescare quella da assegnare a ciascun comando), troviamo poco azzeccata la posizione – in condivisione con il Cestino – assegnata dal costruttore al tasto DRIVE, che avremmo preferito trovare alla destra del monitor, vicino al joystick, o sulla calotta; in fin dei conti è proprio passando da questo pulsante che si regola la raffica e si accede alla modalità multiscatto ad alta risoluzione, due delle funzioni che più caratterizzano, rispettivamente, la X-H2S e questa X-H2. Avremmo visto bene anche una slitta multifunzione in grado di alimentare direttamente un accessorio esterno come un microfono senza che sia collegato alla fotocamera via cavo, visto che entrambe queste Fujifilm puntano molto anche sul video. Ed è un peccato, infine, che le due ghiere incastonate tra dorso e calotta non siano cliccabili al pari di quanto visto in altri modelli della Casa. A nostro avviso si tratta di tre ulteriori piccole accortezze che in virtù della già ottima ingegnerizzazione dei due corpi macchina ne avrebbero innalzato l’ergonomia su livelli mai visti finora.
Fujifilm X-H2: il sensore, l'elettronica e l'autofocus
Come anticipato qualche riga sopra, la X-H2 vanta la bellezza di oltre 40MP di risoluzione distribuiti all’interno di un sensore di taglia APS-C: una densità mai raggiunta finora, e che ha richiesto una modifica alla disposizione del circuito di amplificazione del segnale per mantenere la grandezza dei singoli fotodiodi sui livelli della X-T4. Quindi, almeno in linea teorica (ma lo vedremo più avanti nei singoli banchi di prova), a fronte della maggiore risoluzione questa X-H2 dovrebbe essere in grado di eguagliare le prestazioni (in termini di gamma dinamica e tenuta alle alte sensibilità) dei modelli professionali con sensore da 26MP. L’autofocus resta invece strutturato come sul modello più performante X-H2S, quindi con 425 punti selezionabili singolarmente o in gruppi, e in grado di riconoscere e inseguire volti e occhi umani e animali, veicoli, cicli e motocicli, treni e aerei. Al solito le modalità di riconoscimento del volto e degli occhi sono attivabili solo distintamente dal resto dei soggetti “noti” all’AI della fotocamera, obbligando il fotografo ad effettuare lo “switch” manualmente via menu (rapido o tradizionale) anziché affidarsi all’automatismo. Il sistema AF riceve aggiornamenti circa 26 volte in un secondo, vale a dire a una velocità di quasi 5 volte inferiore rispetto a quello della X-H2S, ma complice anche la minore capacità di raffica, in termini di affidabilità non abbiamo riscontrato incertezze rispetto a quest’ultima. 15 anziché 40 sono dunque gli scatti collezionabili (a piena risoluzione e senza crop) durante un secondo di sequenza, valore più che sufficiente per immortalare senza grosse preoccupazioni anche soggetti molto dinamici. La X-H2 scatta anche a 20fps con otturatore elettronico, ma in questo caso introducendo un crop dell’immagine di 1,29x. Il buffer di memoria, ancorché non alla stregua di quello della X-H2S, è insolitamente ampio, e riesce a far collezionare al fotografo circa 136 RAW non compressi prima di rallentare la cadenza di scatto; questo almeno utilizzando una più performante CFexpress, supporto di memoria con il quale si azzerano anche i tempi di “stoccaggio” delle immagini. Con una SD anche molto veloce, invece, alla X-H2 servono circa 45 secondi per “digerire” una settantina di RAW registrati alla massima cadenza di scatto.
Pixel Shift Multi-Shot: l'alta risoluzione di Fuji
Nella X-H2 Fujifilm ha implementato per la prima volta il supporto alla ripresa multiscatto ad alta risoluzione. Come su altri modelli della concorrenza con sensori di taglia anche superiore o inferiore (Sony e Olympus, per fare almeno un paio di esempi), la fotocamera sfrutta il supporto mobile su cui è montato il sensore per effettuare traslazioni micrometriche tra uno scatto e l’altro e collezionare una serie di file (20 in totale); questi vanno poi dati in pasto a un software di fotoelaborazione ( Registrati e leggi gratis per 30 giorni! Non è richiesta carta di credito.Questo è un articolo premium.
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