1,84 petabit per secondo, ossia quasi il doppio della mole di informazioni globalmente processate nel medesimo lasso di tempo da Internet, la cui larghezza di banda è stimata essere di poco inferiore a 1Pbit/s: questo il primato mondiale di velocità di trasmissione di dati fatto segnare da un sistema composto da una singola fonte di luce (laser) e un singolo chip fotonico, il tutto appoggiato a una connessione in fibra ottica.
Per avere un termine di paragone basti pensare che, al momento, in Italia solo alcuni grandi operatori raggiungono, con le più recenti connessioni a banda ultralarga totalmente in fibra ottica (tecnicamente FTTH GPON), un valore in download di 2,5 gigabit per secondo. Il punto è che un petabit equivale alla bellezza di un milione di gigabit.
L’impressionante prestazione è stata ottenuta in ambito sperimentale da ricercatori della Technical University of Denmark (DTU) e della Chalmers University of Technology, su una linea in fibra ottica di quasi 8km di lunghezza. La codifica dei dati è avvenuta con il metodo della modulazione della luce, ossia agendo su ampiezza, fase e polarizzazione delle frequenze: di qui la necessità di usare un chip ottico definito “pettine di frequenza”, deputato a frazionare in centinaia di diverse componenti cromatiche (quindi frequenze differenti) un raggio laser a infrarossi.
Le frequenze vengono successivamente ricombinate in un fascio unico e trasmesse, per l’appunto, attraverso una fibra ottica: nell’esperimento in questione, i dati hanno viaggiato su 223 canali di lunghezza d’onda attraverso una fibra composta di 37 nuclei. Per la cronaca, il record precedente era dello scorso maggio (1,02Pbit/s), mentre il primato sperimentale stabilito nel 2020 con un chip ottico (44 terabit per secondo) è già oggi superato dalla rete destinata ai grandi istituti scientifici e alla NASA: è la “leggendaria” ESnet6, che raggiunge i 46 Tbit/s.
In base a un’ipotesi dell’equipe che ha condotto la ricerca (pubblicata da Nature Photonics), applicando un modello computazionale potrebbe essere possibile scalare il sistema sino a toccare i 100Pbit/s. Ma già i risultati sinora ottenuti sono “troppo avanti” rispetto all’attuale contesto, perché non esiste al mondo un apparato informatico capace di inviare o ricevere una tale quantità di informazioni in un lasso di tempo così breve.