Jeroen Van Nieuwenhove aveva dieci anni quando trovò una vecchia Canon AV-1 curiosando nella soffitta dei genitori, in Belgio. Da allora la passione per la fotografia non è più uscita dalla sua vita. Il suo primo viaggio in Islanda risale al 2012, quando il suo gruppo scout organizzò quattro giorni negli Altopiani dell’Isola. Dodici viaggi e quattro anni dopo Jeroen lasciava il suo lavoro da tecnico informatico e vendeva tutto ciò che possedeva in Belgio per trasferirsi definitivamente nella terra che lo aveva conquistato con la sua natura vivace, autentica e incontaminata.
Oggi Jeroen Van Nieuwenhove è un fotografo professionista di base a Reykjavík, in Islanda. Dal 2021 ha concentrato la sua produzione fotografica e video sui vulcani attivi, documentando ben dodici eruzioni, e le sue immagini spettacolari di lava, crateri e paesaggi remoti fanno il giro del mondo valendogli numerosi riconoscimenti internazionali.
Lo abbiamo intervistato per guardare da vicino la sua elettrizzante attività di fotografo professionista in ambienti estremi.
Come hai iniziato a fotografar e filmare i vulcani?
Ho sempre avuto una grande fascinazione per i vulcani e durante la mia infanzia sognavo di poter assistere a un’eruzione prima o poi. Tuttavia, da bambino non avevo mai realmente considerato l’idea di scattare delle fotografie o realizzare dei filmati. Solo col passare del tempo ho scoperto il mio amore per la fotografia, che si è presto fuso con la passione per i vulcani. Nel 2021, quando è iniziata la prima eruzione nella penisola di Reykjanes in Islanda, ho avuto una sorta di epifania e improvvisamente ho capito che ciò che volevo fare era mostrare ogni aspetto dei vulcani in eruzione.
Ripresa zenitale del flusso di lava durante un’eruzione vulcanica. © Jeroen Van Nieuwenhove
Quali sono le principali difficoltà tecniche e logistiche?
La difficoltà principale consiste nel mantenere l’attrezzatura al sicuro. Di solito nelle zone in cui avvengono le eruzioni vulcaniche l’aria si riempie di sabbia e minuscoli frammenti di vetro vulcanico che volano e possono essere particolarmente dannosi per l’attrezzatura. Inoltre, bisogna fare i conti con le condizioni meteorologiche non proprio piacevoli tipiche dell’Islanda. Naturalmente mi adopero per tutelare me stesso prima di tutto, quindi porto con me anche ciò che mi è necessario per lavorare in sicurezza.
Flusso di lava nel corso della più recente eruzione vulcanica del Sundhnúkagígar. © Jeroen Van Nieuwenhove
Sul tuo profilo Instagram scrivi che spesso la lava viene ritratta in modo poco accurato nei film o nei programmi televisivi. Perché?
Ho notato che molte persone rimangono sorprese dal ‘comportamento’ della lava nei miei video. Penso che questo sia dovuto, in parte, al fatto che molti film ritraggono i vulcani in modo sbagliato, attribuendo alla lava caratteristiche proprie dell’acqua. Nel cinema e in TV, infatti, la lava scorre troppo velocemente e non sembra affatto densa come nella realtà. Di conseguenza, il modo in cui gli ambienti o le persone interagiscono con la lava risulta spesso comico per chi sa come vanno davvero le cose. Senza contare che la stessa immagine dei vulcani è spesso stereotipata e che il più delle volte corrisponde a una montagna a forma di piramide dalla cui cima fuoriesce la lava. In realtà, la maggior parte dei vulcani non è affatto così.
Quanto sei riuscito ad avvicinare il tuo drone alla lava?
Credo sia una delle domande che mi vengono poste più spesso, ma la risposta non è per niente semplice, perché dipende da molti fattori. Il fattore più importante che considero è il vento. Se c’è molto vento, mi piace volare con il mio drone perché aiuta a spingere via il calore, il che mi permette di avvicinarmi di più. A volte riesco ad avvicinarmi così tanto che il drone è praticamente sul bordo del cratere in eruzione. Negli anni, ho sviluppato una sorta di sensibilità basata sulle condizioni di ciascuna eruzione. In una delle mie prime esperienze ho sciolto la parte inferiore di uno dei miei primi droni, ma non mi è mai capitato di perderne uno.
Di solito con quanti fotografi condividi il set durante un’eruzione?
Dipende dall’accessibilità consentita. La maggior parte delle eruzioni degli ultimi cinque anni è stata accessibile solo a persone pre-approvate dalla difesa civile, come i membri della stampa, me incluso. Quando è così, di solito siamo circa dieci o quindici persone sul posto, ma non tutti sono fotografi o videomaker. Quando le eruzioni sono aperte al pubblico, invece, può esserci facilmente un afflusso di cinquecento persone sul posto in qualsiasi momento e chiunque può alzare un drone.
Ti piace ritrarre anche vulcani dormienti?
Certamente! Pratico tanta fotografia di paesaggio in generale e mi piace soprattutto ritrarre vecchi crateri che hanno eruttato centinaia di anni fa. Sono incredibilmente belli da guardare e fotografare.
Ripresa aerea al tramonto durante l’eruzione del Sundhnúkagígar lo scorso luglio. © Jeroen Van Nieuwenhove
Qual è l’attrezzatura che utilizzi per fotografare e filmare vulcani?
Attualmente utilizzo un drone DJI Mavic 4 Pro e una fotocamera mirrorless Canon EOS R5 Mark II, che uso per le riprese a terra. Nel corso degli anni o impiegato tantissime fotocamere e diversi droni, il primo dei quali è stato un DJI Mavic 2 Pro.
Quanto è difficile pilotare un drone durante un’eruzione?
La maggior parte delle volte è abbastanza semplice, ma quando la temperatura dell’aria è bassa, si possono formare correnti difficilmente gestibili intorno all’eruzione, che possono spingere il drone molto più in alto di quanto desiderato. A volte, la corrente può addirittura trascinare il drone verso il cratere. In alcune occasioni anche il vapore durante le tempeste di pioggia può rappresentare un ostacolo, senza dimenticare che non ci si può fidare di alcun tipo di automazione basata su GPS, come il ritorno a casa, poiché spesso la lava ha una temperatura che le conferisce abilità magnetiche che interferiscono con la bussola interna del drone.
Ti capita spesso di avere a che fare con altri fenomeni atmosferici durante le riprese?
Le condizioni meteorologiche in Islanda sono generalmente difficili. Molto spesso occorre fare i conti con venti molto forti vicino alle eruzioni, che mi è capitato di filmare anche nella nebbia, nella neve, sotto piogge torrenziali e non solo.
Proprio recentemente, stavo facendo volare il drone vicino a un cratere in eruzione quando all’improvviso ha cominciato a piovere molto forte. In pochi minuti, tutta l’area è stata avvolta da una nuvola di vapore incredibile, che è stata fantastica da riprendere. Tuttavia, tornare al punto di partenza si è rivelato una sfida, poiché la visibilità è peggiorata drasticamente.
Ripresa aerea dell’ eruzione delSundhnúkagígar in una giornata di pioggia intensa. © Jeroen Van Nieuwenhove
Quali sono i pattern o le forme più originali della lava che hai avuto modo di fotografare?
Adoro concentrarmi sui disegni strani che si vedono nella lava. A tal proposito, la mia fotografia preferita consiste in un’inquadratura dall’alto che rappresenta una sorta di drago. La lava era riuscita a rompere il primo strato e poi ha cominciato a scorrere sopra la superficie solidificata, creando una forma incredibile. Ho anche uno scatto astratto che sembra ritrarre un ‘albero di lava’ che cresce dai crateri in eruzione.
Le tue fotografie sono tutti scatti singoli?
No, nella maggior parte dei casi realizzo panoramiche verticali e orizzontali per ottenere immagini di ottima qualità anche dal più piccolo dei droni.
La postproduzione è importante?
La postproduzione è importantissima nella fotografia perché consente di personalizzare l’immagine. Tuttavia, reputo sia fondamentale non esagerare, limitarsi a far emergere i dettagli senza mai manipolare le foto al punto da renderle eccessivamente distanti dalla realtà.
Ci parli del tuo libro?
Nel 2021 ho pubblicato il mio primo libro, intitolato New Earth. Il volume segue la mia storia nel corso dei sei mesi in cui si è verificata la prima eruzione nella penisola di Reykjanes. Dato che in circolazione ci sono tantissimi libri scientifici sui vulcani, ho deciso di dare al mio lavoro un taglio più personale e raccontare la mia esperienza. Volevo condividere il mio approccio fotografico all’eruzione e raccontare come la mia visione fosse cambiata nel corso del tempo.
Chi sono i clienti di un fotografo di vulcani?
Principalmente i mezzi di informazione, dato che lavoro come fotogiornalista e videoreporter.
Tuttavia, mi rivolgo anche a grandi produzioni che hanno bisogno di materiale sui vulcani, ad esempio per realizzare dei documentari naturalistici.
Quando si verificano eruzioni aperte al pubblico lavoro anche come guida sul posto per aiutare fotografi e videomaker a realizzare immagini e riprese simili alle mie.

Bio e contatti
Nato a Bruxelles (Belgio) nel 1987, Jeroen Van Nieuwenhove ha scoperto la fotografia da bambino. Sin dall’infanzia ha avuto occasione di viaggiare per il mondo, prima con la famiglia, poi in autonomia. Nel 2016 ha scelto di lasciare il suo Paese d’origine per trasferirsi in Islanda, dove svolge attualmente la professione di fotografo e videomaker professionista, ritraendo prevalentemente vulcani in attività.
Jeroen è anche una guida fotografica e organizza workshop immersivi e tour privati in Islanda e Groenlandia. Il suo lavoro ha ottenuto importanti riconoscimenti ed è stato pubblicato, tra gli altri, da National Geographic e BBC. È autore del libro fotografico New Earth.
Parte dei suoi suggestivi video che ritraggono la lava nel corso delle eruzioni vulcaniche è visibile sul suo profilo Instagram https://www.instagram.com/jvn.photo/.
Sito: jvn.photo.
Titolo New Earth
Fotografie di Jeroen Van Nieuwenhove
Formato 18x25cm
Pagine 142
Prezzo 26 euro
Lingua inglese
Editore JVN Photography
Data pubblicazione agosto 2022
ISBN 978-9935250346
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