Paul Mckenzie è nato in Kenya da genitori irlandesi, ma ha vissuto a Hong Kong dall’età di quattro anni. Nel 1997 è partito per il suo primo safari in Africa orientale e lì, nel posto in cui era nato, ma che aveva lasciato molto presto, è tornato più di trenta volte, a riempirsi gli occhi della magnificenza della natura selvaggia.
Dal 2006 a oggi, sorvolando sconfinati spazi incontaminati, il fotografo ha prodotto Realm of the Flamingo (Il regno dei fenicotteri), una serie di incantevoli riprese aeree che registrano le attività svolte da migliaia di fenicotteri in habitat dalle tinte surreali. Il lavoro amalgama magistralmente i tratti tipici della fotografia documentaria con le caratteristiche dell’astrattismo, prediligendo riprese zenitali.
Questa intervista con Paul Mckenzie è realizzata con il contributo de Il Fotoamatore, sponsor dei Siena Awards 2024.
Forti della compressione prospettica, le composizioni di Mckenzie si fanno evocative e ingannano piacevolmente l’occhio trasformando le superfici lacustri in oceani, dune e suggestive galassie.
Realm of the Flamingo ha vinto la categoria Series dei Drone Photo Awards 2024, concorso internazionale organizzato sotto l’egida dei Siena Awards. A dispetto del nome, la competizione premia immagini e video aerei realizzati con qualsiasi mezzo di ripresa – e dunque non solo tramite drone – inclusi scatti confezionati da elicotteri, mongolfiere, dirigibili, razzi, aquiloni e paracadute e aeroplani a fusoliera fissa. Ed è questo il caso di Paul Mckenzie…
Dove si trova il fantastico “Regno dei fenicotteri” che hai fotografato?
Presso i laghi di soda della Great Rift Valley dell’Africa orientale, nello specifico in Kenya e nella zona della Tanzania settentrionale, appena al di sotto del confine con il Kenya.
Cos’è la Great Rift Valley?
Il termine ‘Great Rift Valley’ si riferisce alle depressioni create da una vasta frattura della superficie terrestre, che si estende per 6.400 chilometri, dalla Giordania alla costa dell’Oceano Indiano nel Mozambico centrale. In queste depressioni si sono formati laghi caratterizzati da fenomeni naturali unici.
Le tue immagini ritraggono una particolare specie di fenicottero?
Due specie per la precisione: i fenicotteri minori, più piccoli ma più numerosi, e i fenicotteri maggiori. Non sono esattamente specie migratrici, ma hanno il dono del volo e a seconda delle condizioni dei bacini d’acqua che frequentano, si spostano da un lago all’altro dell’Africa orientale. Capita anche che volino per tragitti più lunghi, raggiungendo ad esempio la Namibia, il Botswana e persino l’India.
A cosa è dovuta l’altissima concentrazione di esemplari nell’area in cui hai scattato le fotografie di Realm of the Flamingo?
Principalmente a una questione alimentare. La fonte di cibo principale dei fenicotteri dell’Africa orientale, soprattutto dei fenicotteri minori, è costituita dai cianobatteri, una specie di alga microscopica che prolifera nei laghi di soda. In questi bacini d’acqua si genera un’acre miscela di carbonati [sali derivati dall’acido carbonico, n.d.r.] per via delle ceneri vulcaniche e dei minerali che vi si riversano trasportati da fiumi e torrenti, nonché da corsi d’acqua sotterranei che attraversano le rocce vulcaniche, sotto ai letti degli stessi laghi.
La combinazione con i rapidi tassi di evaporazione dovuti alle alte temperature atmosferiche produce acque ad alto contenuto alcalino. Quelle appena descritte sono le condizioni ideali per la produzione delle alghe preferite dai fenicotteri. L’habitat dei laghi di soda è ostile alla maggior parte delle altre forme di vita, e questo tiene gli uccelli al riparo dalla maggior parte dei predatori. Il lago Natron, in Tanzania, è la più grande area di riproduzione di fenicotteri al mondo: gli uccelli costruiscono i loro nidi su pianure di fango, lontano dalla riva, in modo che siano completamente inaccessibili ai mammiferi terrestri.
Perciò è alle alghe che dobbiamo gli splendidi colori e le texture che fanno da sfondo alle tue suggestive riprese aeree?
Sì, la varietà di colori vivaci è il risultato di diverse specie di alghe che vivono nei fondali e sulle rive dei laghi. Le alghe possono essere dormienti o addirittura morte durante i periodi particolarmente secchi, ma quando si combinano con l’acqua del lago ricca di carbonato di sodio riprendono vita, producendo colori accesi. I cambiamenti stagionali, con tassi di evaporazione e precipitazioni diversi, intensificano o diluiscono i pigmenti, creando variazioni di colore sorprendenti. L’intensità può dipendere, tra le altre cose, dall’interazione di sostanze chimiche e acqua con ciascuna specie di alga.
Le texture sono create anche dalla reazione della miscela di carbonati e soda con l’acqua. Ad esempio, le sorgenti sotto il letto del lago Natron trasportano in superficie i sali di soda dalle rocce vulcaniche sottostanti. Questi sali si depositano assumendo la forma di cerchi concentrici bianchi nei punti di uscita. Va detto, inoltre, che gli ambienti dei laghi di soda possono cambiare drasticamente da una settimana all’altra, persino da un giorno all’altro, a seconda dei livelli di precipitazioni, non solo sul lago ma soprattutto nei fiumi che sfociano nei laghi.
Come hai scattato le fotografie di questa serie?
Eccezion fatta per una fotografia scattata con drone, tutte le fotografie di Realm of the Flamingo sono state realizzate lavorando con due fotocamere a bordo di un Cessna 206 in volo, senza portelloni.
Quindi possiamo dire che le fotografie trasmettono un grande senso di calma, ma il contesto di realizzazione non è stato altrettanto tranquillo…
Proprio così. Durante i primi due voli, nel 2006 e 2007, il mio obiettivo principale era evitare di cadere dall’aereo. Tutto ciò che mi legava al velivolo era una sottile cintura di sicurezza allentata e per quanto amassi vivere quell’esperienza ero abbastanza spaventato. In quelle prime sessioni, di conseguenza, ho realizzato pochissime immagini accettabili. Con il tempo ho imparato a trovarmi a mio agio seduto accanto alla parte aperta del Cessna, soprattutto grazie alla completa fiducia riposta nelle capacità di volo del pilota.
Nel corso degli anni ho avuto la fortuna di essere accompagnato da tre piloti estremamente abili. Ritengo che questo aspetto sia fondamentale, specialmente se teniamo in considerazione che secondo gli esperti volare con le porte aperte è come a guidare un’auto con il freno a mano parzialmente tirato. Alla fortuna di essere accompagnato da persone competenti si aggiunge quella di non soffrire di cinetosi, un problema che ha fatto desistere molti fotografi che hanno provato esperienze simili.
C’è una fotografia in cui un gruppo di fenicotteri circondati da un’area verde/blu suggerisce la forma dell’India bagnata dalle acque dell’oceano. Cosa puoi dirci di questo scatto?
È una delle immagini che meglio rappresentano la necessità di imparare a reagire con prontezza alle diverse scene che si possono presentare.
Uno dei motivi per cui continuo a tornare ai laghi è che non si sa mai in anticipo come saranno finché non si arriva sul posto. In alcuni casi si può rimanere delusi, in altri le condizioni possono essere incantevoli. L’aereo vola veloce e anche se ci si mantiene ad alta quota per ridurre al minimo il disturbo dei fenicotteri, il tempo a disposizione per individuare e cogliere qualsiasi opportunità fotografica è brevissimo.
Nel corso degli anni ho imparato a capire in anticipo se una composizione può funzionare o meno dal punto di vista fotografico. Oltretutto, con l’esperienza ho sviluppato un’ottima padronanza delle impostazioni della mia fotocamera e una buona consapevolezza della lunghezza focale più idonea. L’aspetto compositivo è piuttosto impegnativo, soprattutto a causa dell’estrema turbolenza che affligge l’aereo, con venti che si abbattono sulla fusoliera proprio mentre si cerca di scattare. Dopo tante esperienze sono diventato abbastanza abile nel reagire rapidamente alle diverse scene che mi si prospettano davanti all’obiettivo.
Puoi dirci qualcosa in più rispetto alla tua attrezzatura e alle impostazioni della fotocamera?
Utilizzo sempre due corpi macchina con due diversi obiettivi zoom: un 24-105mm e un 100-500mm. Trovo che questa combinazione mi offra la massima flessibilità per creare tutte le composizioni che mi vengono in mente. Uso due cinghie BlackRapid per fissare le fotocamere e gli obiettivi al mio corpo e imposto quasi sempre tempi di posa rapidi per via delle turbolenze e dell’alta velocità con cui si muove l’aereo. Di solito scatto con diaframmi aperti perché la profondità di campo non è un problema ad alta quota e a grandi distanze e uso la sensibilità ISO per perfezionare l’esposizione.
Ricordi qualche momento particolarmente emozionante?
Un volo che ho fatto al lago Logipi, nel nord del Kenya, nel settembre 2018. Arrivando al lago non potevo credere ai miei occhi mentre ammiravo letteralmente un ‘mare di rosa’, con oltre un milione di fenicotteri che si nutrivano nelle acque poco profonde. Ho realizzato alcune delle mie immagini più memorabili in circa quarantacinque minuti di volo sul lago. Particolarmente emozionante è stato anche il volo effettuato nel settembre 2021 sul lago Solai, in Kenya. Normalmente a quella zona corrisponde una distesa fangosa di acque poco profonde, del tutto priva di fenicotteri. In quell’occasione, invece, le acque del lago si erano alzate fino a riversarsi nei campi vicini e la topografia ondulata ha fatto sì che si creassero piccole isole attorno alle quali i fenicotteri si nutrivano nelle acque blu, perfettamente distanziati, come petali di fiori caduti su un lago.
Hai prodotto questa serie con uno scopo specifico?
Inizialmente la risposta era ‘no’, ma nel corso del tempo, mentre costruivo la più grande collezione al mondo di immagini aeree sui laghi di soda dell’Africa orientale, le cose sono cambiate. In primo luogo, dal 2012 si è verificato un drammatico aumento del livello delle acque di molti laghi, che gli scienziati attribuiscono in parte all’attività tettonica sotto ai laghi, ma soprattutto al riscaldamento globale, con livelli di precipitazioni molto più elevati negli ultimi dodici anni rispetto ai trenta precedenti. Questi cambiamenti hanno alterato gli ambienti di alcuni laghi, rendendoli non più ospitali per i fenicotteri. Perciò adesso posso dire di aver documentato questi cambiamenti con le mie fotografie, che spero di poter pubblicare un giorno in un libro.
Ulteriori informazioni sul lavoro di Paul Mckenzie sono disponibili sul sito wildencounters.net.
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