Esistono sigle capaci di accendere immediatamente l’entusiasmo dei professionisti dell’immagine, e nel mondo della fotografia, poche hanno il peso specifico della “Serie 5” di Canon. È una stirpe che ha attraversato le epoche, sapendosi evolvere senza mai tradire la propria natura: dai fasti della pellicola alla rivoluzione digitale delle reflex — dove la Eos 5D Mark IV ha rappresentato l’apice della maturità tecnologica — fino all’attuale frontiera delle mirrorless. Oggi, l’erede più nobile di questa tradizione è la Canon Eos R5 Mark II (4.929,99 euro di listino, scontata a 4.829,99 euro per questo periodo natalizio).
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Chi si accosta a una fotocamera di questa categoria non lo fa solamente per aspetti legati all’innovazione tecnologica; il professionista che investe in un corpo macchina di questo livello è spesso un fotografo o un videomaker che “strapazza” la propria attrezzatura, portandola al limite in condizioni ambientali difficili e chiedendole di restare al suo fianco per anni. Si crea così un legame quasi simbiotico tra il fotografo e il suo strumento; un rapporto di “fiducia” che rende difficile la separazione, se non quando il modello successivo promette di diventare un nuovo, instancabile compagno di lavoro. In quest’ottica, fotocamere come la Eos R5 Mark II non devono necessariamente sconvolgere il mercato con innovazioni rivoluzionarie, ma convincere per solidità e costanza di rendimento. Ed è esattamente con questo spirito che abbiamo approcciato il nostro test. Dopo i primi banchi di prova realizzati in occasione del lancio, abbiamo spostato in questa occasione il focus su quegli aspetti che determinano la riuscita di uno scatto in condizioni critiche, analizzando a fondo la resa alle alte sensibilità, l’affidabilità dei sistemi di riconoscimento del soggetto e la precisione nell’inseguimento durante le raffiche più impegnative.
Canon Eos R5 Mark II: l'ergonomia
Partendo dall’analisi dell’ergonomia, emerge un dettaglio che rappresenta un vero e proprio tratto genetico della stirpe: la ghiera posteriore. Questo iconico “rotellone” posizionato sul dorso è l’elemento che, più di ogni altro, stabilisce una continuità estetica e operativa con ogni modello della serie 5 che l’ha preceduta. È una scelta di design che privilegia la continuità e la naturalezza d’uso, aspetti fondamentali per un professionista.
Questa filosofia di continuità subisce però una battuta d’arresto sulla calotta superiore. In controtendenza con il resto del design, infatti, Canon ha spostato l’interruttore di accensione dalla sinistra alla destra della slitta a contatto caldo: una modifica che rischia di complicare il flusso di lavoro a chi opera con due corpi macchina. Chi ha consolidato la memoria muscolare sulla R5 di prima generazione potrebbe trovarsi, nel pieno di un servizio, a cercare il comando nel posto sbagliato, finendo involontariamente per attivare la modalità video invece di accendere la fotocamera.
A onor del vero, crediamo si tratti di un aggiustamento destinato a diventare il nuovo standard, dato che anche modelli più recenti della R5 Mark II, come le Eos R6 Mark II e III, hanno già adottato questo layout. Il problema, dunque, appare legato esclusivamente a una fase di transizione: una “criticità” temporanea che svanirà solo quando i professionisti avranno completato il passaggio generazionale.
Canon Eos R5 Mark II: i sistemi di mira e l'eye AF
Chiarito l’unico aspetto critico legato all’ergonomia, è opportuno rassicurare i fotografi sulla sostanza costruttiva: la Canon Eos R5 Mark II rispetta fedelmente quel mix di raffinatezza e resistenza che contraddistingue i prodotti di fascia alta del produttore giapponese. Nonostante la robustezza, resta una full frame compatta e relativamente leggera.
All’occorrenza, infatti, può essere abbinata a tre diversi battery grip opzionali, tra cui spicca una versione specifica per il video dotata di ventola di raffreddamento attiva. Anche i dispositivi di mira sono di alto livello, pur senza raggiungere l’esclusività tecnica della “sorella maggiore” Eos R1: il mirino elettronico è un’unità da 5,76MP con ingrandimento 0,76x, mentre per la gestione dell’immagine sul dorso ci si affida a un monitor LCD da 8cm e 2,1MP, completamente orientabile per la massima flessibilità operativa.
Inoltre, anche la Eos R5 Mark II concede la messa a fuoco di un soggetto semplicemente guardandolo attraverso il mirino: la tecnologia si chiama Eye Control AF, è stata introdotta per la prima volta da Canon nel 1992 sulla Eos 5 e riutilizzata dal Costruttore anche nel 2021, sulla Eos R3.
Canon Eos R5 Mark II: il sensore e l'elettronica
Ancorché ferma a quota 45MP di risoluzione come il modello di precedente generazione, la Canon Eos R5 Mark II dispone di un CMOS stacked e retroilluminato che riduce del 60% rispetto alla Eos R3 il tempo di accensione e spegnimento delle file di pixel che lo occupano. Il risultato è un tempo di “scansione” paragonabile a quello dell’ammiraglia reflex Eos-1D X Mark III; da questo punto di vista, dunque, fotografi e soprattutto videomaker si tranquillizzino riguardo il fenomeno del rolling shutter. Lo stabilizzatore presente nel corpo macchina, in combinazione con ottiche IS originali, assicura fino a 8,5EV di compensazione del mosso.
E come nell’ammiraglia Eos R1, tra le funzioni speciali di questa Eos R5 Mark II troviamo quella utile per quadruplicare la risoluzione nativa di uno scatto già effettuato (e non, dunque, attraverso la classica ripresa multiscatto soggetta ad artefatti con soggetti in movimento nell’inquadratura) e l’NR Reduction basato sulla tecnologia Deep Learning, anch’esso applicabile sulle immagini già archiviate nella scheda di memoria.
Canon Eos R5 Mark II: l'autofocus
Con qualche semplice passaggio nel menu dedicato, è possibile istruire la Canon Eos R5 Mark II per riconoscere un volto specifico. In questo modo, quando il soggetto apparirà nell’inquadratura insieme ad altre persone, la fotocamera sarà in grado di dargli priorità, concentrando automaticamente su di esso la messa a fuoco. Qui sopra vi mostriamo un filmato esemplificativo che illustra sia la fase della registrazione, sia l’efficacia del sistema, all’atto pratico, durante le riprese.
Il rinnovato sistema AF amplia notevolmente gli scenari operativi della Eos R5 Mark II, introducendo algoritmi progettati per mantenere la continuità dell’inseguimento anche in contesti complessi. In ambito sportivo, come nel calcio, nel basket o nella pallavolo, la fotocamera è in grado di restare agganciata al portatore di palla ignorando eventuali ostacoli o soggetti che si frappongono temporaneamente tra l’obiettivo e l’atleta. L’intelligenza artificiale a bordo permette anche di riconoscere e tracciare una gamma estesa di soggetti: oltre alle figure umane e agli animali, il sistema include profili specifici per uccelli e cavalli. Per quanto riguarda i mezzi a motore, il riconoscimento si estende ad auto e moto, treni e aerei. Sotto il profilo tecnico, l’AF si avvale di 1.053 aree di rilevazione e oltre 5.800 punti distribuiti sul sensore. A supporto del fotografo, è inoltre presente la funzione di registrazione dei volti, che consente di dare priorità a uno o più soggetti predefiniti all’interno della scena per semplificarne l’individuazione e il successivo inseguimento.
Canon Eos R5 Mark II: archiviazione e connessioni
Prima di passare al commento delle prove pratiche, un ultimo passaggio sulle caratteristiche tecniche della tuttofare professionale di Canon: per favorire l’archiviazione di immagini e video, sulla Eos R5 Mark II spazio al doppio slot per schede di memoria CFexpress tipo B e SD, mentre tra le connessioni annoveriamo la HDMI tipo A, la USB-C, il microfono, le cuffie e la presa PC per comandare i flash da studio. A proposito di lampeggiatori, la fotocamera sincronizza con il lampo fino a 1/200sec con otturatore meccanico e raggiunge 1/250sec con la prima tendina elettronica. La velocità di sincronizzazione con il flash – in questo caso molto rapida – è uno degli aspetti verso cui, soprattutto i matrimonialisti, rivolgono più attenzioni.
Canon Eos R5 Mark II: le prestazioni alle alte sensibilità ISO
L’elevata densità di pixel, normalmente, non si sposa con prestazioni eccellenti alle alte sensibilità ISO, ma il sensore della Eos R5 Mark II rappresenta l’eccezione tipica dei dispositivi di fascia alta destinati ai professionisti. All’atto pratico, con questa fotocamera si ha la tranquillità di portare a casa il risultato sia scattando in JPEG a 6.400 ISO, sia in RAW fino a 12.800 ISO. Bisogna considerare, inoltre, che anche i valori successivi in entrambi i formati restano assolutamente validi e portano a risultati che non invogliano a cestinare gli scatti.
Test AF: la Canon Eos R5 Mark in "pista"

Uno dei banchi di prova ricorrenti per testare l’AF consiste nell’inseguimento di un modellino radiocomandato che procede in linea retta ad alta velocità, raggiungendo i 70km/h. Se per alcuni modelli di fascia bassa questo test può risultare spietato, fotocamere come la Eos R5 Mark II lo superano senza incertezze. Impostando il sistema per riconoscere l’automobilina come soggetto e regolando la cadenza di scatto alla massima frequenza disponibile con otturatore elettronico, la fotocamera non ha sbagliato un solo colpo per tutta la durata della raffica. Un risultato che conferma l’efficacia del sistema anche nelle condizioni di inseguimento più impegnative. Premi Play per osservare tutta la sequenza.
Test AF: la Canon Eos R5 Mark scende in campo

L’autofocus della Eos R5 Mark II può essere regolato per rimanere agganciato al portatore di palla, ignorando qualsiasi altro soggetto presente nell’inquadratura, anche quando questo diventa l’elemento principale della scena. Un esempio concreto emerge in questa sequenza: il calciatore in maglia rossa è impegnato in una progressione a centrocampo, incalzato da un avversario sulla destra e parzialmente coperto, durante la raffica, da un difensore posto di spalle rispetto al fotografo. Come si può osservare, la fotocamera mantiene il fuoco costantemente sul primo giocatore, senza lasciarsi distrarre, almeno fino a quando il difensore non interviene in scivolata colpendo il pallone.
Ecco l'unico errore di questo test: quello del portiere

L’unico vero errore riscontrato durante i nostri test? Eccolo qui. Mentre il trequartista pennella un cross a mezza altezza decisamente rivedibile, la Eos R5 Mark II fa il suo dovere e “aggancia” il portiere che si avventa sulla sfera. Peccato che l’estremo difensore decida di completare l’opera con una presa fantozziana, accompagnando il pallone nella propria rete. Insomma, l’autofocus della fotocamera è stato impeccabile nel “seguire” l’azione; la stessa cosa, purtroppo, non si può dire del portiere.

Un ultimo test sempre condotto sul terreno di gioco durante il torneo commemorativo per i 50 anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini. In questo caso, la Eos R5 Mark II è rimasta ancorata al portatore di palla nonostante ben due soggetti si siano frapposti ripetutamente tra questo e l’obiettivo. Si tratta di una situazione critica in cui, normalmente, i sistemi di messa a fuoco iniziano ad “andare a caccia” del soggetto, mettendo in seria difficoltà il fotografo. La fotocamera, invece, ha mantenuto la priorità impostata, confermando la solidità dell’algoritmo di inseguimento anche in situazioni particolarmente complesse.
Test AF: la Canon Eos R5 Mark II corre veloce

Passando dal campo di calcio alla pista dell’ippodromo delle Capannelle, abbiamo configurato la mirrorless per il riconoscimento del soggetto umano (volto + occhi). La Eos R5 Mark II ha identificato immediatamente il fantino in avvicinamento, tracciandone con precisione il volto finché non è stata in grado di rilevarne anche lo sguardo. Da quel momento, l’autofocus si è ancorato a una delle pupille del fantino, rimanendovi saldamente agganciato fino alla sua uscita di scena e mantenendo il tracciamento fin sui bordi estremi del fotogramma. In alto è possibile visionare sia la sequenza degli scatti, sia la registrazione effettuata in diretta dalla fotocamera.

Per gestire la priorità tra diversi soggetti all’interno della scena, il fotografo può intervenire manualmente tramite il joystick posizionato sul dorso della fotocamera. Questo comando permette di spostare l’area di rilevazione AF in modo intuitivo, passando dal volto di un soggetto a quello di un altro con estrema rapidità. In alto, vi mostramo sia la sequenza di scatti, sia la registrazione “in diretta” della fotocamera.
Canon Eos R5 Mark II: la galleria di immagini
Canon Eos R5 Mark II: il verdetto di fotocult.it
Ergonomia convincente, prestazioni da prima della classe e un autofocus privo di sbavature rendono la Eos R5 Mark II l’oggetto del desiderio per chiunque sia legato al marchio Canon, dal professionista fino all’amatore evoluto più esigente. In questo test non abbiamo voluto discutere la qualità dell’immagine — che consideriamo un pilastro indiscutibile di questo progetto — ma abbiamo cercato di metterne a nudo potenziali limiti nei contesti più ostici, dal rumore alle alte sensibilità fino alle situazioni di “caccia fotografica” più caotiche. La verità emersa dal campo è che questa fotocamera ha vanificato ogni nostro tentativo di metterla in crisi, andando sempre dritta alla meta senza mai mostrare il fianco. La Eos R5 Mark II è la prova che Canon ha saputo ascoltare chi la fotocamera la usa per “mangiare”. Pur con quella modifica nel layout dell’interruttore di accensione, che costringerà i veterani a un breve periodo di riadattamento, ci troviamo di fronte a un corpo macchina che trasuda solidità. È lo strumento perfetto per chi non cerca rivoluzioni fini a se stesse, ma un compagno di lavoro instancabile che garantisce il risultato, sempre. Se la Serie 5 ha costruito la sua leggenda sull’affidabilità, la Mark II ne è la sua più moderna e fiera espressione.
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