L. Piazza: Mi ricordo di quell’articolo che abbiamo pubblicato su Airone nel numero di agosto 2005, Il lupo in Italia. Fu l’inizio del tuo rapporto con il lupo?
S. Unterthiner: No, quello raccontava il ritorno del lupo sulle Alpi. Era un ritorno che ancora non dava grandi problemi. Da allora il lupo l’avevo dimenticato perché la vita mi ha portato altrove.
Ma dieci anni dopo, con Stéphanie e nostro figlio Rémi, abbiamo deciso di passare un mese in Abruzzo in cerca di lupi. Affittata una casetta a Civitella Alfedena, uscivo tutte le mattine. Ho fatto solo due avvistamenti in quel mese, però l’ultimo è quello che mi ha regalato l’immagine di copertina del libro: due lupi che scollinano in mezzo alla neve, sullo sfondo il paese di Opi tra le nebbie.
Negli anni successivi siamo tornati diverse volte in Abruzzo. Nel 2016 vi abbiamo passato un anno intero. Mia figlia Bahia è nata quell’anno ad Avezzano, nel cuore della Marsica. Le fotografie scattate in Abruzzo hanno rappresentato la’“massa critica per innescare la fusione nucleare’, se posso paragonare il progetto lupo a una stella nascente che ha bisogno di massa per accendersi. E se un libro ci fosse stato, lo avrei dedicato a Bahia, l’unica della mia famiglia a cui non avevo ancora potuto, ovviamente, dedicare niente.
L. Piazza: Questa di lavorare con la famiglia è una delle cifre più significative del tuo lavoro.
S. Unterthiner: Esatto, e ne sono felice. Comunque, dal 2015 per arrivare al 2025, sono 10 anni. Mi stavo perdendo. Avevo quasi abbandonato ogni speranza di portare a termine il progetto. Poi mi è venuta l’idea di concluderlo nel Gran Paradiso, tra le mie montagne. Ripercorre con la mia fotografia il percorso di colonizzazione che ha fatto il lupo in questi decenni, dagli Appennini alle Alpi. Ma ho fatto veramente fatica. È stato difficile perché i lupi, a differenza di molti altri animali con i quali ho lavorato, sono schivi, difficili da fotografare: avevo iniziato a sognarli con maggiore frequenza di quanto riuscissi a vederli…
L. Piazza: Lasciami riassumere brevemente una parte della tua straordinaria e commovente prefazione a Le montagne del Lupo dove racconti che sul fianco della montagna, nascosto tra rami, osservavi il branco avanzare «come un’ombra viva, color d’autunno e di legno». E che il tuo desiderio era di seguirli, per incrociare il tuo sguardo con i loro occhi d’oro antico. E il senso di solitudine quando, un attimo dopo, il bosco li aveva inghiottiti. E tu restavi confuso tra la sensazione di un sogno e la convinzione misteriosa che li avessi visti davvero e che si fossero fermati da qualche parte ad aspettarti.
Il tuo rapporto onirico con il lupo mi richiama alla mente un celebre episodio che sembra un sogno dei Fioretti di san Francesco: «Vieni qui, frate lupo…». Da allora il lupo visse in pace tra gli uomini, addomesticato. Mi sembra invece che nel tuo lavoro avvenga un addomesticamento al contrario: non è il lupo che si abitua a Stefano, ma Stefano che si abitua ai lupi. E penso anche al classico addomesticamento che racconti in Fred, storia di una volpe di montagna, con quella splendida immagine della volpe accanto al grande masso erratico sotto la prima neve, pubblicato su Airone nel 2005.
S. Unterthiner: In quell’articolo si parlava infatti di una sorta di amicizia che avevo creato con una volpe, ma con il lupo questo non è possibile. È un animale distante, imprevedibile, con un territorio di caccia vastissimo. Per chi lo fotografa, se non usa fototrappole, non resta che cercare di comprenderlo per riuscire a prevederlo, camminare e accettare di vivere lunghe, interminabili attese.
L. Piazza: Ci sono anche altre storie di cui mi piacerebbe parlare. Quella con cui, nel 2009, è praticamente iniziata la tua collaborazione con il National Geographic magazine, il reportage Every Bird a King dedicato al pinguino reale (Aptenodytes patagonicus).
S. Unterthiner: Ho realizzato la storia su Possession Island, nell’Arcipelago Crozet, 2250 km a nord dell’Antartide. È stata una esperienza spirituale profonda, come non ne ho più vissute. Il mio viaggio mistico.
L. Piazza: In quella occasione hai fatto anche delle foto subacquee. Non ricordo altre tue foto sub.
S. Unterthiner: Sì, ma facendo snorkelling, nessuna immersione impegnativa: i pinguini mi giravano intorno, niente di speciale ma è servita a raccontare in modo più completo la loro vita. È stato divertente…
L. Piazza: E poi c’è la missione alle Svalbard. La spedizione raccontata da Una finestra sull’Artico, una mostra di 60 fotografie stampate con tecnologia fine art Epson, in corso al Forte di Bard (AO) che rimarrà aperta fino a maggio 2026.
S. Unterthiner: Sì, uno dei progetti più impegnativi. Un lungo lavoro iniziato con una permanenza continua di un anno intero insieme alla mia famiglia, in condizioni estreme di isolamento, media-partner il magazine “7” del Corriere della Sera. Quell’esperienza non si esaurì con il primo soggiorno, sono tornato più volte nell’arcipelago, l’ultima nell’autunno del 2025, per completare il lavoro, approfondendo la fotografia sull’orso polare, per esempio.
L. Piazza: Poi ci sarebbero altre storie di cui mi piacerebbe parlare: per esempio le ottanta notti passate nella taiga finlandese per fotografare l’orso bruno (Ursus arctos). O la storia del macaco nero (Macaca nigra) di Sulawesi che vince il primo premio del BBC Wildlife Photographer of the Year 2008 per la categoria “ritratto animale”. Ma non abbiamo spazio per tutto. Rimando il lettore al tuo sito (www.stefanounterthiner.com) per tutte le tue storie e per tutti i premi che le giurie dei più importanti concorsi fotografici internazionali ti hanno tributato.
Ma non vorrei chiudere senza due parole sulla tua casa editrice.
S. Unterthiner: Nel 2009 abbiamo creato la nostra casa editrice Ylaios che in greco significa “che appartiene alla foresta” e che pubblica Le montagne del lupo e tutti i nostri libri. Nei libri raccontiamo il nostro lavoro, il nostro impegno, e cerchiamo di condividere le avventure e lo spirito della nostra vita. Soprattutto, vogliamo dare voce agli animali selvatici che abbiamo avuto la fortuna di incontrare, alla natura selvaggia che ancora sopravvive. Nel 2010 abbiamo anche aperto, in un bellissimo spazio all’interno del Forte di Bard, la nostra “piccola galleria selvaggia” (la Little Wild Gallery), che quest’anno festeggia i 15 anni. Uno spazio che è anche atelier e luogo di incontro.
Titolo Le montagne del lupo
Fotografie e testi di Stefano Unterthiner
Formato30,5×24,5cm
Pagine 164
Immagini 91 a colori
Prezzo 48 euro
Lingua italiano
Editore Ylaios Edizioni
Data pubblicazione novembre 2025
ISBN 978-88-904373-8-0
Il fotografo dei lupi si sveglia con la luna
Tra immagini e racconti emozionanti, il...
Conoscere e fotografare i lupi nel loro habitat naturale
Il fotografo Edoardo Ciferri racconta caratteristiche...
“Mini Michael” tra bisonti, aquile e lupi nella foresta vergine della Polonia
Il giovane Michael Lovera racconta il...
Fotografare gli orsi selvatici nelle più suggestive foreste del mondo
Silvano Paiola racchiude più di dieci...
Fotografia naturalistica? Ecco i libri da regalare a Natale 2025
Ecco i nostri consigli per letture...






















