Un
anno fa o poco più provammo a tracciare le linee su
cui avrebbero potuto svilupparsi le strategie commerciali
delle case fotografiche e non dispiace constatare che nel
loro complesso le previsioni si siano avverate. Nel loro complesso,
tengo a precisare, ma nel particolare si è stati molto
meno precisi. Urge fare il punto della situazione.
La nostra previsione di una confluenza di foto e video in
un unico apparecchio fu in realtà abbastanza facile
a farsi, perché troppi indizi indicavano questa tendenza:
software sempre più orientati alla gestione congiunta
e organica di file multimediali, impiego sempre più
massiccio di sensori CMOS, schede di memoria con velocità
di scrittura ridondante anche per i maniaci della raffica
ad ogni costo. Non ci sbilanciammo sul nome dell’azienda
che più delle altre sembrava avere interesse a generare
questa sorta di rivoluzione, ma in fondo avremmo scommesso
su Sony. E cosa ti combina invece il colosso giapponese? Estrae
dal suo cilindro color cinnabar la reflex digitale più
"pura" degli ultimi anni! La Alfa 900 ha sì
uno stupefacente sensore da 24 milioni di pixel, ma è
un dato che mira più che altro a fare rumore (quello
commerciale, non quello agli alti ISO...). È piuttosto
una reflex robusta, senza fronzoli: non ha i contatti sull’impugnatura
per l’attivazione automatica di alcune funzioni, non
ha il cosiddetto "eye start", non ha il flash incorporato,
forse affinché si veda bene la forma dell’enorme
pentaprisma, cuore di uno splendido mirino; e, probabilmente
di conseguenza, non ha neanche il live view, orpello inutile
in una fotocamera che vuole essere usata nel modo più
tradizionale possibile.
Per certi versi in linea con la filosofia costruttiva della
Sony, ma destinata soprattutto a chi non ha ancora superato
il trauma del passaggio al digitale, ecco un’altra sorpresa,
giunta troppo tardi per un’anteprima, ma in tempo per
presentarla in questa pagina a supporto delle nostre tesi:
Pentax, che finora ci ha abituati a reflex di ottima qualità
e divertenti da usare, ma oggettivamente complesse, ci stupisce
con la K-m, 10 megapixel e una semplicità d’uso,
almeno a giudicare dalle prime immagini, che la rende pioniera
della categoria "reflex for dummies", in auspicabile
espansione.
Quello di Sony e Pentax è un atteggiamento sorprendente
quanto gradito, che molti si sarebbero aspettati più
da Nikon e Canon, attuali egemoni del mercato della reflex
e detentori (insieme a Leica, Olympus e Pentax tra i marchi
sopravvissuti al terremoto digitale) della più antica
tradizione ottico-meccanica applicata alla fotografia. Sono
invece proprio i Coppi&Bartali del terzo millennio ad
aver rotto gli indugi, presentando le prime due reflex capaci
di registrare video in alta risoluzione, la Nikon D90 e la
Canon Eos 5D Mark II, la tanto attesa erede della prima reflex
digitale a formato pieno dal prezzo "popolare".
La D90 ha un sensore APS-C da 12,3 megapixel, si indirizza
al pubblico dei fotoamatori e genera video in formato 1280x720
pixel, mentre la Eos 5D Mark II ha un sensore 24x36mm da ben
21,1 megapixel, si indirizza ai professionisti e arriva a
generare sequenze video alla risoluzione Full HD di 1920x1080
pixel. Diversissime, quindi, ma accomunate da un elemento
cui siamo irrazionalmente (ma neanche tanto) affezionati:
lo specchio. Il video è sì arrivato nella reflex,
ma non ha chiesto il sacrificio dello specchio, essendo il
sistema di mira trasferito al monitor durante le riprese.
Resta da attendere la risposta del pubblico a questa contaminazione
tecnologica: foto e video sono due pianeti diversi, richiedono
conoscenze e talenti ben distinti, ma non poniamo limiti alla
curiosità e alla voglia di rimettersi in gioco che
accomuna la maggior parte di noi.
Allo specchio ha invece rinunciato Panasonic con la sua G1,
altra sorpresa e prima esponente del nuovo sistema Micro-QuattroTerzi:
se da un lato il mantenimento della taglia del sensore e il
contemporaneo accorciamento del tiraggio fanno venire meno
il vantaggio degli obiettivi telecentrici su cui ha fondato
parte della sua filosofia il sistema QuattroTerzi originale,
la G1 incarna il prototipo della supercompatta attesa da molti.
Il sensore di buone dimensioni dovrebbe garantire ottima qualità
di immagine anche agli alti valori ISO e l’intercambiabilità
delle ottiche soddisfare qualsiasi esigenza di ripresa. Una
fotocamera senza specchio che del concetto di reflex mantiene
solo l’appartenenza a un sistema. Se il Micro-QuattroTerzi
si svilupperà anche attraverso fotocamere più
compatte a ottica zoom non intercambiabile, gli aderenti al
consorzio creeranno un settore di qualità, quello compreso
tra le compattine "punta&scatta" e le più
impegnative reflex, in cui gli altri saranno costretti ad
inseguire. E anche questa è una novità... |