La fotografia tira, forse anche più delle patatine fritte. Di questo si sono accorti
in molti e, come sempre accade in questi casi, si scatena una corsa all'oro da
cui solo qualche bravo Paperone esce ancora vivo. È sotto gli occhi di tutti il
caos nato intorno alla nuova tecnologia digitale, al tempo stesso un big bang,
da cui per ora hanno preso forma pochi corpi principali, e un buco nero in cui
paradossalmente alcuni di questi rischiano di venire inghiottiti. Stavolta non
torniamo, però, sul campo prettamente tecnologico, ma puntiamo l'attenzione
su quello artistico, perché anche qui i segni di una notevole espansione sono
visibili. La fotografia sembra essere uscita da quella nicchia in cui è sempre
stata relegata per approdare a lidi di maggior respiro, sia a livello espositivo
che editoriale; i cultori di questa arte hanno modo di diventare personaggi di
rilevanza storica, il valore del messaggio fotografico travalica le epoche, gli stili
si susseguono, influenzandosi nel più creativo dei processi. Ma tanta grazia,
uscita dalla più carismatica delle camere oscure o dal più vivificato dei
computer, dov'è? Cosa c'è in mostra oggi? C'è qualche grande nome,
pompato dai media, e ci sono tanti illustri sconosciuti, "offerti" da riviste come
la nostra a chi ha la saggezza di spingersi ad un livello di conoscenza appena
più profondo di quello imposto dalla televisione.
Per carità, ben vengano i maestri della fotografia nelle grandi aree espositive e
nelle code dei telegiornali, ma evitiamo di vedere del mecenatismo in chi
organizza mostre di questa caratura. Non rischia nulla chi porta al grande
pubblico Newton, Cartier-Bresson, Salgado, Giacomelli o Erwitt. È troppo
facile. Se l'affluenza a tali esposizioni è alta non è un vero successo, come non
lo è vedere serpentoni di centinaia di metri fuori dai musei per ammirare gli
Impressionisti. O, meglio, è un successo commerciale per gli organizzatori e
per gli editori dei cataloghi. Il gusto della gente, però, si appiattisce su canoni
consolidati e rassicuranti.
E i piccoli? Quelli che non hanno ancora avuto la fortuna di balzare agli onori
della cronaca? Questi combattono tra le difficoltà della vita di tutti i giorni e la
resistenza dei muri di gomma contro cui troppo spesso rimbalza la novità del
linguaggio fotografico che portano. Senza parlare, qualora riescano a far
breccia nella sensibilità di qualche illuminato, dei costi che comportano la
stampa, l'allestimento della mostra e la diffusione della notizia. Qualcosa si
muove, nascono spazi stabili museali ed espositivi. Sempre con un certo
sbilanciamento verso il nord, ma nascono. E da essi iniziative lodevoli come la
pubblicazione gratuita di libri per i lavori dei fotografi più meritevoli, mostre
che non durano il volgere di una settimana, confronti,
seminari, dibattiti. È lunga la lista di queste opere
meritorie, ma l'omissione dei nomi non mi preoccupa.
Turba di più l'incomprensibile timidezza, il modesto o
mediocre atteggiamento italiano, che porta a celebrare
tutto ciò che viene d'oltreconfine senza rendersi conto
del proprio valore, a restare in casa e a guardare per
l'ennesima volta le proprie opere prima di chiuderle
nuovamente nel cassetto, insieme a sogni che resteranno
tali. Oltre gli entourage di lusso il cui accesso è
condizionato da parametri non sempre legati all'effettivo
valore del fotografo, esiste una miriade di occasioni per
farsi valere. Se il talento c'è, serve solo un po' di coraggio
per dimostrarlo. |