Quante macchine a pellicola avete visto in giro per i luoghi delle vacanze quest'estate? Se non siete andati ad
un raduno di "lomografi", credo ben poche. Impressionante. Sembra che tutti abbiano una fotocamera digitale
e che sia desiderata anche da chi non ha mai avuto una macchina fotografica, neanche una Polaroid. La
tendenza è talmente chiara che una delle più grandi catene di fotonegozi inglesi sta pianificando la graduale
cessazione delle vendite di apparecchi a pellicola. Scelta non criticabile, che forse presto verrà fatta anche da
noi: non si vende che digitale. Chi non ce l'ha, presto l'avrà e il mercato non si saturerà mai perché chi tra i
primi ha comprato una digitale sarà anche tra i primi a volerla sostituire: i cicli vitali di questi apparecchi sono
studiati al minuto e somigliano più a quelli di una bella farfalla che non a quelli di un elefante.
Eppure qualcosa non va in questo meccanismo apparentemente perfetto. Molte aziende denunciano perdite di
decine di milioni di euro, che si rimediano con tagli di personale pari alla popolazione di una cittadina media,
stimoli, questi ultimi, cui il cinico mercato azionario internazionale risponde spesso molto positivamente.
Si verifica il paradosso per cui più vendi più perdi. Il grosso del mercato digitale degli ultimi tempi è costituito
dalle compatte digitali, progettate anche commercialmente per essere vendute ad un prezzo e che effettivamente
finiscono nelle mani dei fotografi con sconti fortissimi, addirittura sotto costo. Ciò è accaduto perché a vendere al
mercato dei pixel sono arrivati tutti, anche chi con la fotografia non ha mai avuto a che fare. Non per farla troppo
semplice, ma basta comprare i pezzi dai fornitori giusti (sensore, obiettivo, elettronica, una bella scatolina che
contenga il tutto.) assemblarli, o farlo fare ad altri ancora, ed ecco che l'ultimo arrivato piazza sul mercato un
clone a metà prezzo che svaluta di colpo un'intera generazione di fotocamere. Ed è iniziato un campionato tutto
speciale finalizzato alla conquista di fette di mercato sempre più ampie. Di tanto in tanto voci di corridoio fanno
girare le classifiche aggiornate, rigorosamente ordinate per numero di pezzi venduti, con gli outsider
apparentemente in zona retrocessione, ma con i primi della classe in debito di ossigeno.
Ecco, questa è la causa principale delle emorragie finanziarie di protagonisti della fotografia come Sony, Fuji,
Olympus, Pentax. Ma tra tagli di personale e buchi colossali, c'è un'eccezione: Nikon dichiara di aver
quadruplicato il fatturato nel primo trimestre di quest'anno rispetto a quello dell'anno passato. Di certo non
grazie alle compatte: D70/70s, D2h e D2x, D50, reflex da grandi numeri e dal buon margine, non solo per la
vendita del solo corpo macchina, ma dei mille componenti del sistema. Già, il sistema, qualcosa che può far
legare per sempre un fotografo a un marchio, che muove il mercato anche a distanza di anni dalla vendita del
corpo macchina. Il vero sistema esiste solo intorno alla reflex. Ecco il nuovo terreno di conquista. Pentax, che
punta a far soldi subito con gli obiettivi per i fotofonini, taglia fondi alle compatte e incrementerà gli sforzi
intorno alle *istD.
Si annunciano alleanze per entrare in un mercato dover non basta assemblare, bisogna innovare: Sony e
Konica Minolta, insieme per la produzione di sistemi reflex digitali. Hanno entrambe un bagaglio tecnologico
enorme. Staremo a vedere.
Panasonic e Olympus, intorno al formato QuattroTerzi, pianificano da tempo lo sviluppo congiunto di
apparecchi, obiettivi (stabilizzati?) e accessori. Panasonic lancerà la propria reflex digitale nel 2006, Olympus a
giorni presenterà una o forse due nuove reflex del Sistema E.
Anche Leica ha finalmente detto la sua, e a gran voce, nella fotografia digitale vera con un eccellente
dorso digitale per il sistema R, ed entro il 2006 anche la gloriosa M farà un
balzo nel futuro.
Canon, tanto per non perdere l'abitudine a spostare sempre un po' avanti il segno,
ha lasciato intendere che sarà un autunno molto caldo, mentre da Nikon sono
attese mosse clamorose o, quantomeno, contromosse efficaci. Fa mestamente
eccezione Kodak: mentre HP decide di interrompere la vendita di compatte digitali
nel poco redditizio mercato asiatico per dedicarsi ancor più a ciò che dimostra di
saper già fare bene, ovvero le stampanti, Kodak, dopo l'addio alle reflex
professionali a fotogramma pieno, annuncia di aver definitivamente acquisito la
giapponese Chinon per vendere tante compatte digitali proprio in Asia.
Le nostre previsioni, espresse meno di un anno fa, di un mercato della reflex
finalmente popolato come ai bei tempi, potrebbero addirittura essere superate a
breve dalla realtà dei fatti. Dalle industrie ci aspettiamo innovazione utile, ovvero
progresso reale e non battaglie dei prezzi. O sarà un altro bagno di sangue. |