Due
macchine fotografiche sulla copertina di FOTO Cult?! Tranquilli,
nessuno è impazzito né ha venduto l'anima al diavolo. Nelle
linee guida della rivista è segnata a chiare lettere la supremazia
dell'uomo sulla macchina, dell'immagine sul mezzo. Ma è anche
scritto che in presenza di exploit tecnologici di rilievo
assoluto anche allo strumento fotografico sia dato il giusto
spazio. La Canon Eos 1Ds Mark II e la Nikon D2x, di cui parliamo
diffusamente a partire da pagina 74, non solo rappresentano
il più alto - si potrebbe dire l'ennesimo - traguardo raggiunto
dalla tecnologia dei due principali costruttori di fotocamere
di piccolo formato, ma segnano una svolta sotto almeno un
paio di profili. Due anni fa, sulle pagine di un'altra rivista
ebbi modo di confrontare la "vecchia" Canon Eos 1Ds da 11
megapixel con la Canon Eos 1V caricata con la Fujichrome Velvia
50, da molti ritenuta la miglior pellicola a colori mai prodotta.
Sotto molti aspetti si verificò una sostanziale parità, e
in alcuni casi il digitale prevalse. In ossequio al detto
"una rondine non fa primavera", considerai sì la Eos 1Ds un
fantastico prodotto (anche per il prezzo superiore ai diecimila
euro.), ma attribuendole anche, in fondo, il ruolo di pioniera,
di semplice apripista della neonata categoria delle reflex
digitali veramente professionali. Da allora è passata tanta
acqua sotto i ponti, soprattutto per gli amatori: le attuali
reflex digitali da 6/8 megapixel di diversi produttori sono
alla portata dei più e hanno prestazioni sorprendenti. Sul
versante professionale Canon è rimasta magneticamente isolata,
attirando diversi "nikonisti" che, nel passaggio dall'analogico
al digitale, hanno trovato nella Eos 1Ds da 11 megapixel l'unica
alternativa alla pellicola, preferendola alla pur valida Nikon
D1x, penalizzata da una risoluzione di "soli" 6 megapixel.
Si tratta degli stessi professionisti che, in piena era analogica,
mai avrebbero ipotizzato un tradimento del proprio amato marchio.
Alla scorsa photokina, sia Canon che Nikon hanno compiuto
un notevole balzo in avanti: la Eos 1Ds Mark II ha portato
il tetto di risoluzione a 16,7 megapixel e Nikon ha finalmente
proposto un prodotto che anche sulla base dei freddi numeri
si pone come convincente antagonista della Canon: la D2x,
da 12,4 megapixel. Sulla base della premessa fatta a proposito
del confronto pellicola/digitale di due anni fa, ed essendo
la risoluzione nominale della nuova Nikon superiore a quella
della Eos 1Ds prima versione, attribuiamo d'ufficio sia alla
D2x che alla Eos 1Ds Mark II una seppur lieve superiorità
sulla pellicola, basandoci non tanto sul numero di informazioni
registrate dai rispettivi sensori (in teoria ancora inferiore
a quelle registrabili da una pellicola di bassa sensibilità),
ma sulla diversa natura dell'immagine digitale. Proviamo a
spiegarci meglio. La fotografia digitale è costituita da punti
immagine (pixel) ordinati secondo uno schema matriciale regolare,
una sorta di mosaico formato da milioni di tesserine perfettamente
allineate. La pellicola, dal canto suo, vanta oltre 30 milioni
di cristalli fotosensibili per ognuno dei tre strati principali
(sempre Velvia 50), ma tali elementi sono annegati nella gelatina
secondo una disposizione casuale. Ciò comporta che l'immagine
proiettata da un eccellente obiettivo non viene sfruttata
in modo regolare dalla pellicola: le potenzialità dell'argento
non sono uniformi su tutto il fotogramma. E gli stessi cristalli
che formano la grana, pur riuscendo in linea teorica a registrare
maggiori informazioni dei più "sparuti" pixel delle attuali
fotocamere digitali, diventano visibili a forti ingrandimenti
più dei pochi difetti che ancora affliggono le migliori immagini
digitali. E se dobbiamo lavorare ad alte sensibilità ISO,
il digitale vince a man bassa. Ci sono ovviamente altre questioni
non trascurabili, come l'affidabilità o il prezzo: per eguagliare
o superare la pellicola oggi si devono spendere almeno 5000
euro per la sola fotocamera, mentre, tanto per fare un esempio
tristemente attuale, un Contax Macro Planar 100mm e un rullino
di Velvia possiamo utilizzarli anche con una Yashica usata
da 50 euro. Prossimamente daremo dimostrazione di quanto appena
asserito. Ciò che ora mi preme sottolineare è che lo storico
sorpasso non è compiuto da un campione in fuga solitaria,
ma da una coppia di purosangue, ai quali speriamo si aggiungano
quanto prima gli "outsider" e gli altri grandi nomi che hanno
fatto la storia della fotografia moderna. La concorrenza,
oggi fortissima in campo amatoriale, se estesa anche all'empireo
professionale porterebbe a tutti noi fotografi enormi vantaggi
pratici ed economici. |