L'Oktoberfest
è un avvenimento attraente, soprattutto per chi non c'è mai
stato, costretto a proseguire fino a Colonia, dove ogni due
anni, nello stesso periodo dell'anno, si tiene la più importante
fiera internazionale della fotografia: la photokina. Quest'anno
poi, che il municipio di Monaco si trova con le casse vuote
e ha deciso di alzare addirittura a sette euro il prezzo di
un boccale di birra, non fermarsi in Baviera e riservare tutte
le energie alla fotografia è gioco forza. Tra pochi giorni
ci aspetta un viaggio che, biennio dopo biennio, si è fatto
sempre meno gravido di aspettative, svuotato di significato
dai mille comunicati stampa e dall'avvento di internet. Ma
ci si va lo stesso, perché è importante respirare quell'aria.
Perché guardare negli occhi gli operatori del settore e cercare
di capire se nutrono ottimismo è rilevante quasi quanto percepire
l'umore del popolo dei fotoamatori. E gli stati d'animo degli
uni e degli altri si influenzano a vicenda. Se diamo un'occhiata
alla panoramica, forzatamente sintetica, delle novità che
toccheremo con mano a Colonia, c'è di che rimanere stupiti,
eccitati o disorientati. Non colpisce tanto l'arrivo della
Eos 20D, reflex semiprofessionale da 8 mega, né l'ingresso
nella mischia di (Konica) Minolta con la Dynax 7D, annunciata
da tempo. Sì, d'accordo, fa venire l'acquolina in bocca a
migliaia di fotografi la nuova Nikon D2X, superveloce da 12
mega, e fa tirare un sospiro di sollievo l'economica *istDS
di Pentax, marchio da troppo tempo attestato su quotazioni
più da collezionismo che da mercato del nuovo. Sembrerà strano,
ma forse la novità più clamorosa è una reflex a pellicola:
la Nikon F6. Ultima esponente (solo in ordine di tempo) di
una stirpe gloriosa di reflex professionali che hanno fatto
la storia della fotografia a partire dalla seconda metà del
secolo scorso, la F6 forse è il frutto inerziale di tecnologie
che non potevano non trovare forma in una nuova fotocamera.
Non potevano non farla. E forse è un'operazione in perdita
preventivata. Voi cosa ne pensate? Vi rispondo io, che vi
sento tutti i giorni al telefono o vi scrivo, professionisti
e dilettanti. Siete prudenti, affacciati alla finestra nell'attesa
di qualche punto fermo, legati alla vostra Velvia e alle soddisfazioni
che vi ha dato e che continua a darvi; siete coraggiosi, pronti
a investire denaro con la consapevolezza che la vostra reflex
digitale presto verrà surclassata anche da una compatta. Siete
passionali, in un modo o nell'altro. C'è ancora spazio per
la pellicola purché la fotografia tradizionale non venga vissuta
con lo stato d'animo di chi sa di essersi imbarcato sul Titanic.
Lo dimostra Nikon, ma anche Canon che ha lanciato una reflex
analogica abbordabilissima, lo dimostra l'evoluzione degli
scanner, che a tutti danno accesso al divertentissimo mondo
dell'elaborazione. Lo dimostrate voi, che, è vero, ci spedite
le vostre foto quasi solo per posta elettronica, ma per la
maggior parte si tratta proprio di scansioni.
Abbiamo sempre sostenuto, sin dal primo numero, che il mezzo
fotografico è su un piano inferiore rispetto al messaggio.
Ma ogni tanto è bene fare il punto della situazione, affinché
si sappia come stanno cambiando i nostri strumenti di comunicazione.
E viene spontaneo tranquillizzare tutti, i prudenti, che di
sicuro non sbagliano, come pure i coraggiosi, perché i loro
sforzi, economici e di apprendimento, non saranno sprecati.
È il minimo che possiamo fare visto che per questi primi sei
mesi di FOTO Cult (un piccolo grande traguardo per chi non
ha santi in paradiso) siete stati voi a dare forza a noi,
preferendo un fascicolo di questa rivista a un ormai ben più
costoso boccale di birra. Prosit! |