Cosa
vi viene in mente se qualcuno vi assicura che Nikon sta pianificando
la cessazione di un importante settore della produzione di
fotocamere analogiche? E che nel contempo quella delle reflex
digitali subirà un incremento? La risposta è
fin troppo scontata. Il declino della pellicola sembra tracciato
più dai fatti, dimostrati da apparecchi validi e dal
costo sempre più abbordabile e dal riscontro che hanno
presso il pubblico dei fotoamatori, che dai soliti esperti
di economia.
Non si parla di estinzione, ma di ridimensionamento. Nessuno
veda in pericolo il proprio hobby fatto di pellicole e, magari,
di notti in camera oscura. Ciò che sembra destinato
ad esaurirsi in breve tempo non è il mercato della
pellicola, ma delle fotocamere a pellicola. Nikon, nello specifico,
dopo aver raggiunto il tetto di quasi due milioni di compatte
analogiche vendute nel ’93 e nel ’94, sa che quest’anno
non andrà oltre quota cinquantamila. E solo l’anno
scorso erano state seicentomila le compatte vendute. Il taglio
alla produzione non si può proprio biasimare.
Le reflex analogiche per il momento non verranno toccate:
mentre le compatte hanno subito il prevedibile assalto delle
omologhe digitali, le fotocamere ad ottica intercambiabile
tradizionali conservano ancora il loro fascino, il primato
della qualità e una convenienza innegabile. Ma forse
non durerà a lungo. Sappiamo che Nikon stabilirà
l’incremento della produzione della D70 fino ad un massimo
di centomila unità al mese a seconda delle novità
autunnali di Konica Minolta, Pentax e Olympus (noi aggiungeremmo
Sigma). E per novità si intendono soprattutto prodotti
dal rapporto prezzo/qualità più favorevole rispetto
a quello della D70. Forse è troppo presto per attendersi
terremoti simili, ma una reflex da almeno 6 megapixel a 500
euro solo corpo potrebbe segnare definitivamente la fine della
reflex analogica. Questa anticipazione fa riflettere su un’altra
tendenza che, alla luce di eventuali novità di mercato,
potrebbe finalmente essere invertita: allo stato attuale ci
si trova in regime di duopolio nel settore delle reflex digitali.
Canon e Nikon potrebbero presto trovarsi a dover contrastare
una concorrenza che in passato ha reso più frizzanti
le discussioni negli ambienti fotografici e, ciò che
più conta, variegata l’offerta.
La photokina del prossimo settembre potrebbe essere il teatro
di questi avvenimenti: il definitivo passaggio del testimone
dall’analogico al digitale e la rinascita della concorrenza.
Del tramonto della fotografia argentica possiamo dolercene,
ma non più di tanto. Abbiamo sin dall’inizio
proclamato la nostra neutralità nei confronti della
tecnologia di ripresa, attribuendo piuttosto il primato alla
manifestazione fotografica del pensiero. Un po’ più
preoccupati potremmo essere del destino dei laboratori di
stampa, intorno ai quali, solo dieci anni fa, ruotava la metà
del denaro messo in circolazione dall’attività
fotografica. E di questi giorni l’annuncio, che ci siamo
impegnati a mantenere segreto nei dettagli fino a settembre,
di stampanti domestiche innovative, economiche, facili e di
qualità, manco a dirlo, mai vista. Non si propongono
di cancellare dal mercato i minilab, ma di completare in modo
sempre più semplice e valido la catena produttiva della
fotografia digitale. Di fatto, però, la riduzione sempre
più evidente del margine di utilità della stampa
da laboratorio e la diffusione sempre più capillare
dei computer e, perché no, la comparsa dei “chioschi”
(laboratori compatti, in tutto e per tutto simili alle macchinette
per le foto-tessera), potrebbero avviare una crisi mai vista
per gli stampatori di professione. Il nostro timore –
quest’ultimo spunto
di riflessione venga considerato anche come provocazione –
è che questa battaglia non avrà vincitori, che
la nuova tecnologia digitale stia rendendo superflua la stampa.
Fino a ieri, per la massa dei possessori di una fotocamera
la consegna del rullino al laboratorio e la stampa di tutti
i fotogrammi validi avevano innanzitutto il compito di prova:
“come sono venute le mie foto? bene, nessuno ha gli
occhi chiusi…”. Oggi il digitale soddisfa immediatamente
la nostra legittima curiosità. Ed è un bel dire
che poi, una volta selezionate, si stamperanno solo le migliori
e che i laboratori, o i produttori di stampanti, continueranno
a lavorare. Spesso, troppo spesso, lasciamo i nostri ricordi
in custodia ad un disco magnetico. Un atteggiamento a dir
poco imprudente. |